Decreto, sindacati accusano: “Non era questo l’elenco concordato” 

Decreto, sindacati accusano: Non era questo l'elenco concordato

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Pubblicato il: 22/03/2020 20:56

Hanno aspettato tutto il giorno i sindacati il Dpcm annunciato dal premier Conte ieri in tarda serata ma l’elenco delle attività produttive ritenute strategiche e quindi autorizzate dal governo a restare aperte, alla fine, è diventato troppo lungo fino ad includere, secondo un elenco ancora ufficioso, anche “settori come l’edilizia, il tessile, la meccanica e il commercio all’ingrosso che nulla hanno a che vedere con la produzione di prodotti elettromedicali e anticoronavirus”. Così i leader di Cgil Cisl e Uil hanno deciso alla fine della serata di ‘avvisare’ l’esecutivo: “Siamo pronti a proclamare in tutte le categorie che non svolgono attività essenziali lo stato di mobilitazione e la conseguente richiesta del ricorso alla cassa integrazione, fino ad arrivare allo sciopero generale.

Ad accendere la miccia e a trasformare la responsabilità in irritazione appunto, l’ampliamento dell’elenco delle aziende esentate dallo stop con cui cercare di fronteggiare l’epidemia di Covid-19. “Non era questo quello che avevano profilato al tavolo di palazzo Chigi. Siamo molto irritati. Così si rischia un Dpcm inaccettabile perché è inutile al fine di contenere il contagio allargare così le maglie dello stop imposto al settore manufatturiero”, dicono conversando con l’Adnkronos ricordando come nel corso della videoconferenza si fosse delineato “un quadro diverso: si era parlato di farmaceutica e agroalimentare”.

E invece le maglie si sono ampliate fino a includere settori affini a quelli strategici. “Ma se allarghi le maglie alla fine si infilano tutti”, commentano ancora. A rendere più complicato il quadro, oltre al silenzio del governo, nel pomeriggio anche la lettera che il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia aveva inviato al premier Conte, per chiedere di “contemperare la “stretta” decisa ieri con alcune esigenze prioritarie del mondo produttivo” a cominciare da una disposizione che sia ” di carattere generale, che consenta la prosecuzione di attività non espressamente incluse nella lista e che siano, però, funzionali alla continuità di quelle ritenute essenziali”, scriveva.

Una posizione che ha allarmato i sindacati spiazzati dalle indiscrezioni trapelate sull’elenco che il govenro avrebbe allegato al Dpcm. Un vertice telefonico a stretto giro di posta, dunque, poi, la nota unitaria dall’incipit inequivocabile: ” a differenza da quanto indicato ieri dal Governo alle parti sociali ed al Paese, in queste ore sembrerebbe avanzare l’ipotesi che, nel decreto in discussione, l’esecutivo intenda aggiungere all’elenco dei settori e delle attività da considerare essenziali nelle prossime due settimane per contenere e combattere il virus Covid-19, attività produttive di ogni genere”.