Coronavirus, l’ad di Bls: “Mascherine? Domanda ha numeri inimmaginabili”  

Coronavirus, l'ad di Bls: Mascherine? Domanda ha numeri inimmaginabili

Pubblicato il: 26/03/2020 18:47


di Andreana d’Aquino

Si chiama Bls ed oggi è una delle aziende italiane più strategiche del Paese perché “da sempre, da oltre 50 anni,” produce “mascherine e dispositivi di protezione delle vie respiratorie” ed è “l’unica in Italia a produrre con un brevetto” anche le introvabili FFP2 e FFP3 “esportate anche all’estero nei periodi prima dell’emergenza Covid-19”, per questo – dall’andamento del mercato – il management di Bls ha potuto “vedere già a dicembre scorso l’arrivo dell’emergenza coronavirus”. A delineare il quadro, intervistato dall’Adnkronos, è Pier Paolo Zani, amministratore delegato di Bls. L’ad dell’azienda di Cormano, in provincia di Milano, ricorda di avere appena “chiuso accordi e dedicato le sue linee produttive alla Regione Lombardia e alla Protezione Civile” ma “già da mesi abbiamo iniziato a percepire la crescita esponenziale di esigenza di mascherine e dispositivi protettivi sul nostro territorio”.

Zani spiega che la Bls “lavora molto con l’industria pesante e anche con Paesi esteri esportando i loro prodotti, così, dall’andamento del mercato ed in base alle notizie che ci arrivavano dalla Cina, abbiamo compreso, già a fine anno scorso, che poteva approdare anche nel nostro Paese, anche in Europa, questa situazione di emergenza, la necessità cioè di un numero molto elevato di dispositivi di protezione delle vie respiratorie”. “Da dicembre molti hanno iniziato ad esportare mascherine verso la Cina rispondendo alla domanda del mercato” spiega Zani che chiarisce: “Gli ospedali italiani erano organizzati, avevano dotazioni, ma la necessità, la domanda si è centuplicata in un tempo molto ristretto”. Il manager osserva inoltre che “questo tipo di produzione può essere messa -come è stato fatto- al servizio dello Stato, la Francia dal 2009 ha organizzato diverse linee industriali al servizio dello Stato in caso di emergenze”.

“Per noi erano inimmaginabili i numeri a cui siamo arrivati oggi nella produzione di mascherine per la protezione dal coronavirus” sottolinea l’ad di Bls. “Noi -spiega- lavoriamo oltre che con il settore sanità anche con l’industria pesante per la protezione degli operai, ed prima dell’emergenza coronavirus l’acciaieria pesante consumava circa 100-150mila mascherine all’anno in media”. “Ospedali come il Niguarda arrivava a consumarne circa 20mila l’anno. In un anno l’ospedale Sacco di Milano consumava circa 40-50mila mascherine protettive all’anno, oggi con l’emergenza coronavirus è salito ad un consumo di 5mila fino a 10mila mascherine al giorno” riferisce l’ad dell’azienda lombarda.

“E’ da gennaio che abbiamo avuto una impennata di ordini, i singoli ospedali da gennaio hanno iniziato ad approvvigionarsi con mascherine e dispositivi e noi spediamo agli ospedali di tutto il Paese” anche se “da qualche giorno diamo tutta la produzione alla Protezione Civile e alla Regione Lombardia” chiarisce il manager. Proprio ieri la Bls aveva reso noto l’accordo con la Regione Lombardia, l’apertura di 3 nuove linee produttive h24 per 7 giorni alla settimana e la relativa assunzione di 30 nuove persone.

“La nostra produzione ora è solo per l’Italia” per rispondere “alle esigenze del nostro Paese” assicura Zani che, in questa drammatica emergenza coronavirus ritiene “immorale vendere ai cittadini mascherine di protezione a 20 euro quando noi le vendiamo ai distributori a 3 euro e mi risulta che, almeno nella nostra linea di produzione-vendita, ci sia correttezza”. “Noi lavoriamo per proteggere le persone, il nostro lavoro è indirizzato alla sicurezza delle persone esposte al rischio salute” incalza Zani informato sui prezzi a cui alcuni rivenditori mettono in commercio al pubblico le mascherine da prodotte da Bls. “Oggi ci sono vari passaggi sulla vendita di questi dispositivi: da noi arrivano al distributore e da questo agli end user, al consumatore finale. Non sono prodotti che arrivano nelle farmacie ma nei negozi di prodotti sanitari” spiega Zani. “So -conclude il manager- che chi aveva scorte di mascherine le ha poi messe in vendita su internet”.