Orlando e lo ‘Stato nelle aziende’: il Pd smentisce, intervista diventa caso 

Orlando e lo 'Stato nelle aziende': il Pd smentisce, intervista diventa caso

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Pubblicato il: 07/05/2020 12:06

‘Se lo Stato finanzia le aziende deve avere un posto nei Cda’. Un titolo ‘forzato’ e scoppia il caso del giorno. Al centro è l’ex ministro, ora deputato e vice segretario del Pd Andrea Orlando, che ha rilasciato un’intervista al quotidiano la Stampa salvo poi dover ricorrere, attraverso l’ufficio stampa del partito, alla smentita. Se nell’articolo, spiegano infatti i dem in una nota, le affermazioni vengono “riportate fedelmente”, il titolo finito al centro della smentita è invece “totalmente privo di fondamento come risulta evidente dalle stesse dichiarazioni del vicesegretario Pd”.

Perché nell’articolo, in effetti, il concetto espresso risulta differente: “Il capitale delle imprese – spiega infatti Orlando al quotidiano torinese – non deve essere partecipato dallo Stato per corrispondere a un astratto modello ideologico. Il tema è valutare se lo Stato debba entrare per un determinato periodo, in modo da garantire che l’impresa mantenga gli impegni assunti nel momento in cui riceve finanziamenti a fondo perduto da parte dello Stato. Nessuno ha proposto che lo Stato entri nella governance delle imprese, né che si proceda a nazionalizzazioni”.

Chiarimento e contenuto nonostante, il ‘titolo della discordia’ ha però alimentato polemiche e raccolto consensi. Ad attaccare via social è Matteo Renzi, che – senza mai nominare Orlando – in mattinata ha colpito duramente: “In tempi di crisi in tutto il mondo gli Stati danno soldi alle imprese per ripartire: prestiti o contributi a fondo perduto. Solo in Italia qualcuno chiede che lo Stato in cambio abbia posti in Consiglio d’Amministrazione. Noi siamo contrari. Sovietizzare l’Italia? No grazie“.

Critico anche il collega dem e senatore Tommaso Nannicini, che su Twitter ha commentato: “Le idee vintage e i poltronifici non servono. No allo Stato nei Cda delle imprese. Sì a uno Stato che fa il suo lavoro e porta avanti chi è nato indietro: ammortizzatori e diritti per tutti, cig pagata in tempo, investimenti su tecnologia e ambiente, istruzione di qualità”.

A sostegno della bontà dell’ipotesi poi smentita era invece il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, che dai microfoni di “24 Mattino” su Radio 24, lanciava l’endorsement: “Il dibattito sulla necessità di evitare le delocalizzazioni, soprattutto delle imprese che avevano ricevuto ingenti risorse dallo Stato, non è una cosa inedita. Penso che la proposta di Andrea Orlando – spiegava – abbia un senso e sia in linea con l’idea di partecipazione alla trasformazione delle aziende e del legame delle aziende con il territorio”. E ancora: “Penso che Orlando nella sua intervista si riferisca alle imprese che hanno il ‘fisico’, ovvero a quelle aziende che hanno una dimensione tale da consentire di misurarsi sui mercati internazionali e non alle decine di migliaia di piccole e piccolissime imprese che rappresentano il tessuto produttivo del nostro Paese, Mi sembra – insomma – una proposta che merita attenzione, una proposta seria, non mi pare una cosa estemporanea”.

A tentare di ristabilire l’ordine, ecco quindi arrivare il segretario del Pd Nicola Zingaretti – che a SkyTg24 ha definito “balle” l’ipotesi di statalizzazione delle imprese, aggiungendo quindi che “nessuno ci ha mai pensato” – e il deputato dem Andrea Romano, che su Twitter ha fatto notare l’assenza nel testo del virgolettato citato nel titolo: “Da liberale di lungo corso – ha ‘cinguettato’ – io comunque la frase ‘Lo stato deve avere un posto nei CdA delle aziende’ l’ho cercata a lungo nell’intervista di @AndreaOrlandosp a @LaStampa. E non l’ho trovata. Sarà forse una proposta del titolista?”.