Galli: “Tre prelievi per scovare Covid-19” 

Galli: Tre prelievi per scovare Covid-19

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Pubblicato il: 18/06/2020 09:55

“Facciamo prima i test rapidi pungidito a tutti. Poi, solo ai positivi alla rilevazione di IgG o IgM (gli anticorpi stabili o quelli di inizio malattia, ndr) facciamo anche il test venoso quantitativo (stiamo utilizzando più di un metodo) e infine il tampone. Questi ultimi due esami li facciamo non solo ai positivi ma anche a un campione dei negativi al kit pungidito, come controllo. Il tutto, sottolineo, a spese del progetto, fino a che avremo donazioni per questa ricerca”. Così Massimo Galli, direttore di malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, in un’intervista al ‘Fatto quotidiano’ spiega lo studio epidemiologico ribattezzato ‘triplete’ avviato su quattro comuni lombardi.

“Non commento la questione del bando – dice Galli – certo, andremo avanti. Abbiamo terminato il test a Castiglione d’Adda ed è stato un grande successo: 4.250 rilevazioni su 4.550 abitanti. Abbiamo iniziato i test anche a Carpiano e poi concluderemo con Vanzaghello e Suisio. E forse non ci fermeremo qui. Il risultato di Castiglione era atteso”. “Va ricordato comunque – sottolinea Galli – che noi abbiamo valutato l’intera popolazione, a ogni età. Si è parlato invece del 58% di infetti tra i soggetti (autoquarantenati) sottoposti al test della Regione a Bergamo”.

“Chi dice che con il 60% si raggiunge l’immunità di gregge – prosegue Galli – fa solo una sparata senza una vera base scientifica. Per quel che possiamo sapere la soglia potrebbe essere l’80 o anche il 90%. A Castiglione l’adesione al nostro test è stata plebiscitaria, superiore al 90%, perché il contagio è stato molto diffuso. Anche a Carpiano, dove il contagio è vicino allo zero, l’adesione è altrettanto forte. Probabilmente la Lombardia ha vissuto il coronavirus con modalità talmente drammatiche da indurre una sensibilità particolare. O forse il pungidito piace di più. In questo paese – conclude – sembra che ci sia un atteggiamento prevalente nelle autorità sanitarie a disincentivare il test. Un errore gravissimo, specie se non viene data al più presto la chiara indicazione che chi risultasse IgG positivo e tampone negativo può rientrare a svolgere le sue normali attività”.