“Shakespeare era bisessuale” 

Shakespeare era bisessuale

Pubblicato il: 25/08/2020 12:17

Secondo gli accademici non ci sono più dubbi sul fatto che William Shakespeare fosse “decisamente bisessuale”. L’affermazione arriva a seguito di una nuova analisi dei suoi sonetti, condotta dal professor Stanley Wells, uno dei più famosi studiosi shakespeariani (già presidente onorario del Shakespeare Birthplace Trust) e professore emerito all’Università di Birmingham, che ha scritto numerosi libri sul Bardo, incluso uno intitolato ‘Shakespeare Sex and Love’ (‘Shakespeare Sesso e Amore’). Wells, insieme al collega Paul Edmondson, ha riorganizzato i sonetti nell’ordine in cui erano stati probabilmente scritti dall’autore.

In totale, ci sono 182 sonetti di Shakespeare, datati dal 1578 in poi: i 154 ‘Sonetti’ pubblicati nella raccolta ‘Sonnets’ del 1609 dall’editore Thomas Thorpe, più quelli presenti in altre opere di Shakespeare. Nelle analisi fatte finora, i sonetti della raccolta venivano divisi in 2 parti: la prima parte, fino al sonetto 126, dedicata al “Fair youth”, un giovane di grandi virtù e di bell’aspetto che funge da perno attorno al quale l’intera raccolta si muove; i restanti sonetti sono invece dedicati alla “Dark lady”, una figura che incarna l’esatto opposto dell’ideale petrarchesco di donna, al quale tutte le raccolte di sonetti scritte fino ad allora si ispiravano. Per questo, le interpretazioni date finora sostenevano che i sonetti di Shakespeare dimostravano che era ossessionato dal “Fair Youth” e portato fuori strada dalla sua “Dark Lady”. Ma Wells ed Edmondson dicono che è vero il contrario.

“Il linguaggio della sessualità in alcuni sonetti, che sono decisamente indirizzati a un soggetto maschile, non ci lascia dubbi sul fatto che Shakespeare fosse bisessuale”, ha detto Edmonsdson al ‘Telegraph’. “È diventato di moda dalla metà degli anni ’80 – ha aggiunto lo studioso – pensare a Shakespeare come gay. Ma era sposato e aveva figli. Alcuni di questi sonetti sono indirizzati a una donna e altri a un maschio. Quindi reclamare la definizione di bisessuale sembra essere una cosa abbastanza giusta da fare”.

Mentre la sodomia era illegale nell’Inghilterra elisabettiana, le espressioni di amore e desiderio per lo stesso sesso erano accettate. La stragrande maggioranza dei sonetti di Shakespeare è indirizzata a un giovane e il suo lungo poema ‘Venere e Adone’ è tutto concentrato sulla bellezza fisica maschile. Nel famigerato Sonetto 20 della raccolta pubblicata nel 1609, il poeta descrive la bellezza femminea del ‘fair youth’, sotto la quale però si cela la sua natura tutta maschile. L’autore si riferisce al giovane definendolo “la padrona della mia passione” e lodandolo perché possiede la bellezza di una donna nella forma di un uomo. Questo sonetto è stato finora portato come prova sia a carico che a discarico della presunta omosessualità dell’autore. Secondo lo studio di Wells e Edmondson, la verità sta nel mezzo. O meglio, abbraccia entrambe le possibilità.