Marco Carta e il furto di magliette, pg chiede 8 mesi 

Marco Carta e il furto di magliette, pg chiede 8 mesi

Adnkronos

Pubblicato il: 07/10/2020 12:38

Condannare Marco Carta a 8 mesi di carcere. E’ la richiesta formulata dal pg di Milano Celestina Gravina nel processo d’appello che vede imputato il giovane cantante, accusato del furto di magliette del valore di 1.200 euro alla Rinascente per il quale fu arrestato il 31 maggio scorso. Si tratta della stessa richiesta avanzata dal rappresentante dell’accusa nel primo processo da cui Carta è stato assolto quasi un anno fa. La difesa rappresentata dall’avvocato Simone Ciro Giordano ha chiesto la conferma dell’assoluzione.

Nel lungo appello della procura, quasi 30 pagine, si sottolinea l’importanza della testimonianza dell’addetto alla sicurezza le cui dichiarazioni sono considerate “attendibili”, quanto viene ricostruito attraverso le telecamere di videosorveglianza e i movimenti dell’imputato all’interno del camerino sostenendo il ruolo del cantante nel furto, reato che avrebbe visto la complicità di un’amica, Fabiana Muscas, 53 anni, la cui posizione – dopo le sue ammissioni – è stata stralciata. Per il rappresentante dell’accusa, la versione del cantante “è ben lungi dall’essere genuina: è una spiegazione di comodo data all’esito di una notte passata insieme alla Muscas agli arresti domiciliari prima dell’udienza di convalida”. Una teoria a cui si oppone la difesa sostenendo che quella dell’accusa, nel processo abbreviato, è una ricostruzione dei fatti “totalmente priva di fondamento, contraddittoria ed irrazionale”. Non solo la testimonianza dell’addetto alla sicurezza viene ritenuta “inattendibile” dal difensore, ma si evidenzia come è “inesatta è anche l’affermazione secondo la quale il Carta avrebbe dato una versione di comodo della vicenda, in quanto accordatosi preventivamente con la Muscas” visto che “sfugge al pm che i due soggetti sono stati, immediatamente dopo i fatti, ristretti agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni, e non insieme”. Per la difesa “ogni richiamo alla prova indiziaria già ampiamente sconfessato dal Tribunale nella sentenza gravata, manca dei più elementari riscontri” ed essendo già stata dimostrata “in maniera certa e non ipotetica l’assoluta estraneità, anche a titolo di concorso morale, del Carta”, il cui arresto non è mai stato convalidato, l’imputato va nuovamente assolto.