Nuovo Dpcm Natale, Regioni: al vaglio chiusura confini 

Nuovo Dpcm Natale, Regioni: al vaglio chiusura confini

(Fotogramma)

Pubblicato il: 30/11/2020 21:01

“Le regioni chiedono un ulteriore confronto che dia trasparenza al processo decisionale che attiene alla divisione in fasce del Paese. Le regioni ribadiscono che occorre semplificare e qualificare il processo decisionale, sapere come vengono interpretati i parametri. Quasi tutti i governatori hanno sottolineato che occorre accorciare il meccanismo di uscita da una zona, tenuto conto che nell’attuale Dpcm questo processo richiede almeno 21 giorni di calendario, riteniamo possa essere più rapido. Bisogna poi rendere più attuali i numeri su cui si basa l’attribuzione di una zona alle regioni. Il principio del divieto di assembramento deve essere il cardine del prossimo Dpcm, anche per un criterio di mera equità rispetto alle varie attività”. Lo ha detto il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, al termine della conferenza dei governatori delle Regioni, in vista del confronto col governo sul Dpcm che regolerà le giornate del Natale.

Nuovo Dpcm Natale, le richieste delle regioni a Conte

“E’ poco convincente che in alcune attività si possa creare un assembramento anche involontario, come accaduto nello shopping, e si vietino attività che ne provocano meno. Torneremo a chiedere ristori per le categorie che soffriranno per un Natale condizionato dalle misure restrittive, chiediamo che ci sia una campagna di informazione importante. Le regioni si sono interrogate sulla possibilità di riaprire gli impianti di risalita per gli ospiti degli hotel o per chi possiede una seconda casa per dare una parziale compensazione a località sciistiche o, in caso questo non sia possibile, la chiusura dei confini del Paese per evitare che il nostro pubblico vada a sciare in Paesi in cui gli impianti saranno verosimilmente aperti: la Svizzera lo sta facendo, l’Austria, la Slovenia. Vedremo come si comporterà la Francia” ha detto Toti.

“Non vorremmo subire oltre al danno anche la beffa di tenere chiuso il nostro arco alpino e vedere persone che vanno altrove in vacanza e poi rientrano magari importando il contagio – ha aggiunto – Vorremmo comprendere se oltre le zone rosse, arancioni e gialle è possibile immaginare anche una zona dove ci sono ulteriori possibilità economiche se i dati del contagio lo consentiranno”.