Governo: Prodi, ‘niente rimpasti e sì a Mes con o senza riforma’ 

Prodi: Niente rimpasti e sì al Mes con o senza riforma

Romano Prodi (Fotogramma)

Pubblicato il: 03/12/2020 08:08

“Il Mes per la sanità va preso, con o senza riforma”. Lo dice in un’intervista a Repubblica Romano Prodi, che, sulla possibilità che la riforma non passi a causa di Forza Italia e M5S afferma che “mi sembrano giochi politici, tattiche senza un vero contenuto, che non capisco”. Quanto all’ipotesi di rimpasto di governo, l’ex premier e presidente della Commissione europea avverte che “con i rimpasti si sa come si comincia, ma non si sa come si finisce. E se non viene presentata un’alternativa di governo, lo si sa ancora meno. Un tempo i rimpasti si facevano perché un partito o una grande corrente (i dorotei, i fanfaniani) mettevano in discussione la linea di governo. Oppure perché un ministro finiva sotto accusa. Sinceramente, non vedo chiare proposte alternative. Chi vuole il rimpasto? Qual è la linea? In realtà, dai partiti sento solo dei borbottii. Attenti però che i borbottii non diventino una voce forte e poi un urlo che può trasformarsi in agonia”.

“Il Paese non può permettersi una crisi di governo oggi – prosegue Prodi – C’è Next Generation Ue, un progetto di enormi dimensioni e di drammatica urgenza. Una crisi politica in questo momento non è immaginabile. Anche Ursula von der Leyen pochi giorni fa ha ricordato: ‘Aspettiamo dall’Italia le riforme e le decisioni per lo sviluppo’. Una frase che riflette i timori che ci sono tra i funzionari di Bruxelles nei confronti dell’Italia. L’Europa verificherà e controllerà come vengono spesi i soldi dei suoi cittadini. Perciò chiede progetti seri e concreti. E noi, così come aspettiamo il vaccino per dare speranza all’Italia ammalata, abbiamo bisogno di un vaccino anche per l’economia: un grande piano che dia all’Italia un traguardo per uscire dalla crisi “.

“Tutti i partiti hanno una crescente difficoltà nell’intermediare il rapporto fra cittadini e governo – dice ancora l’ex presidente del Consiglio -. Non si riuniscono nemmeno più. Fingono di avere un ring, ma non ci saltano sopra. Le forze politiche aiutino il governo, o lo incalzino. In un momento complesso come questo i partiti, se non hanno una linea comprensibile, capita dal Paese fanno danno solo a se stessi. Bisogna evitare che ogni regione e ogni ministro presenti la propria autostrada, il proprio acquario o la propria fiera. Servono invece pochi grandi progetti con un’unica strategia. Una strategia per l’ambiente, la digitalizzazione, le infrastrutture e l’ammodernamento delle strutture produttive. Progetti concreti, però, non capitoli di spesa”.

“Penso che la decisione finale per il Next Generation Ue – aggiunge Prodi – deve essere in capo al premier affiancato dai ministri economici Gualtieri e Patuanelli, con Amendola a fare da tramite e collegamento con Bruxelles. Certo, servirsi di un gruppo di persone di alta competenza che affianchi il lavoro del Cipe e delle diverse burocrazie, operando naturalmente in rapporto con le Regioni ei sindacati. Per aiutare le persone in difficoltà il governo ha speso in aiuti senza precedenti, anche se la povertà è molto estesa e le risorse non bastano mai. La rabbia però si attenua solo se c’è una meta comune, una speranza di futuro, alimentata da progetti per la ripresa. E poi bisognerà rivedere i meccanismi di redistribuzione della ricchezza perché altrimenti le nostre democrazie non reggeranno. È vero che Amazon – è solo un esempio – assume molte migliaia di persone, ma a parte qualche centinaio di dirigenti ben pagati, gli altri hanno mansioni e salari bassissimi: non sono persone alla catena di montaggio, ma sono esse stesse la catena di montaggio e con meno tutele”.

Quanto ai sovranisti di Polonia e Ungheria, Prodi aggiunge che “possono ritardare e provocare disagi, in parte lo hanno già fatto, ma non sono la Gran Bretagna. Se insistono troppo verranno emarginati e loro non possono certo permetterselo”. Passa poi a parlare di come vive la seconda ondata dell’epidemia: “Come la prima – dice. Ero triste allora come oggi. Solo un po’ più rassegnato. Mi sono convinto che sia ancora più necessario di allora essere severi. Il virus è un nemico forte che si sconfigge con misure forti. Farò il vaccino anti Covid e a Natale credo che dovremo rassegnarci all’idea che a messa si può andare anche alle 21. E invece di guardarci in faccia gli auguri ce li faremo davanti a uno schermo. Io chiamerò i miei figli, i miei nipoti, i miei fratelli. Ma il brindisi, quest’anno, lo farò soltanto con mia moglie”.