Strage Bologna: ricercatore, ‘Catracchia non era amministratore via Gradoli, lo dicono i verbali’  

Strage Bologna, ricercatore: Catracchia non era amministratore via Gradoli, lo dicono i verbali

Strage di Bologna (Fotogramma)

Pubblicato il: 06/12/2020 11:17

“Fermo restando che nell’aprile 1978, mese in cui viene appunto scoperta la base delle Brigate Rosse in via Gradoli 96, il Sisde non disponeva di una concreta organizzazione è bene sottolineare che, in quel momento, Domenico Catracchia NON ERA l’amministratore di quel palazzo. Il tutto si evince facilmente dalla lettura dei verbali relativi alle testimonianze”. Lo scrive Nicola Lofoco, scrittore e giornalista esperto di terrorismo, che, sul suo blog “Anni di piombo e non solo”, pubblica anche gli stralci dei verbali, da cui si evincerebbe che Catracchia non solo non era amministratore dello stabile dove le Br affittarono l’appartamento dei coniugi Ferrerò-Bozzi nel dicembre 1975 ma non lo era nemmeno nell’aprile del 1978, al tempo del sequestro Moro, né nel 1981, quando i Nar avrebbero trovato rifugio peraltro non in quello stabile ma in palazzo al civico 65 di via Gradoli. Un altro estremista di destra avrebbe in realtà abitato in via Gradoli 96 – Enrico Tomaselli di Terza Posizione – ma nel 1986, cioè molti anni dopo i fatti in oggetto, e in un altro vano rispetto a quello occupato a suo tempo dalle Br.

E’ in relazione alla nuova inchiesta sulla strage del 2 agosto 1980, che il nome di Catracchia è tornato recentemente alla ribalta. La Procura generale di Bologna ne ha chiesto il rinvio a giudizio (insieme a Paolo Bellini, ex di Avanguardia nazionale considerato un informatore dei servizi segreti e ritenuto dalla procura esecutore materiale dell’attentato insieme a Mambro, Fioravanti e Ciavardini, all’ex generale del Sisde Quintino Spella e all’ex carabiniere Piergiorgio Segatel, ai quali viene contestato il depistaggio), ritenendo che abbia fornito false informazioni al pm al fine di sviare le indagini in corso proprio sulle circostanze relative a via Gradoli.

“I legali della parte civile avrebbero presentato ‘una corposa memoria che analizza la posizione di Domenico Catracchia’, indicato come l’amministratore dei civici 65 e 96 di via Gradoli a Roma, dove nel 1981 e successivamente avrebbero trovato ospitalità alcuni membri dei Nar”, commenta all’Adnkronos Paolo Persichetti, ex Br che del caso Moro si è occupato da ricercatore indipendente e che con altri 50 tra storici, studiosi e giornalisti ha dato vita a un comitato anti-fake proprio ‘sulle fantasie di complotto’ relative alla vicenda di via Gradoli.

“Gli stessi legali – prosegue Persichetti – sottolineano il fatto che nell’aprile del 1978 al civico 96 venne scoperta una base delle Brigate rosse. Il nesso che metterebbe in comune i due episodi – sempre secondo i legali della parte civile che si rifanno agli scritti della coppia Pelizzaro-Flamigni – sarebbe la presenza di Domenico Catracchia indicato come l’amministratore dei due immobili e ‘fiduciario dei servizi segreti'”. Insomma, secondo le parti civili il ruolo di amministratore “avrebbe consentito a Catracchia di supervisionare o affittare per conto del Sisde gli appartamenti alle Br ed ai Nar, nonostante questo servizio non esistesse nel dicembre 1975 quando le Br presero l’appartamento”.

Tuttavia, secondo quanto ricostruisce Lofoco, Catracchia, durante il suo interrogatorio del 19 aprile, alle ore 12,45, presso la Digos di Roma spiega chiaramente di essere stato “amministratore dal novembre 1976 sino al dicembre 1977”. Quindi, rileva ancora il ricercatore, “nel 1975, anno in cui viene preso in affitto l’appartamento da Moretti, Catracchia non aveva alcun tipo di controllo sullo stabile, ne tantomeno sugli inquilini o sui relativi affittuari, dato che non era ancora amministratore. Un controllo che non aveva più neanche nel 1978, dato che si era dimesso il 31 dicembre del 1977. Si limitava solo a ritirare le quote condominiali del riscaldamento, ma nulla più. Il vero amministratore era, in realtà, il cinquantenne Antonio Piedipalumbo”, come del resto dice lo stesso Piedipalumbo nel verbale delle sue dichiarazioni risalenti al 18 aprile 1978, di cui Lofoco pubblica lo stralcio.

“Grazie all’inchiesta di Nicola Lofoco – spiega ancora Persichetti – oggi sappiamo che, in realtà, Catracchia nel dicembre 1975 non era amministratore dello stabile dove le Br affittarono l’appartamento dei coniugi Ferrerò-Bozzi. Lo divenne nel novembre del 1976, ben 11 mesi dopo, e cessò di esserlo nel dicembre del 1977. Non lo era nell’aprile del 1978 e non poteva esserlo nel 1981”.