Corinaldo, due anni dalla strage in discoteca: “Sia fatta giustizia” 

Corinaldo, due anni dalla strage in discoteca: Sia fatta giustizia

Foto Fotogramma

Pubblicato il: 07/12/2020 20:03

Di Silvia Mancinelli

“Le persone distese a terra, le ragazze con i vestiti strappati. E poi i mucchi di scarpe. Nella corsa disperata per uscire all’aria aperta io e la mia amica fummo le prime a cadere, gli altri mano a mano ci cadevano sopra. Non sentivo più le gambe, ho pensato sarei rimasta lì”. Inizia così il racconto all’Adnkronos di Emma Catalani, superstite della strage di Corinaldo avvenuta la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018. Allora aveva 16 anni, oggi è iscritta all’ultimo anno di liceo, diventata maggiorenne il 12 ottobre scorso.

“Quella sera ero andata nella discoteca ‘Lanterna Azzurra’ insieme alle mie amiche, mia sorella era nello stesso locale per il concerto di Sfera Ebbasta che però era in ritardo. Ricordo – continua – il dolore, lo strazio, qualcosa che mai si è preparati a vedere, specie se si va in un posto per divertirsi. Quanto accaduto due anni fa mi ha cambiato, porterò per sempre con me quelle immagini, per tutta la vita. Quando sono caduta non riuscivo ad alzarmi, a darmi la spinta con le gambe. Un ragazzo era lì che provava a sollevarmi, ma non avevo alcuna sensibilità: l’ho guardato negli occhi e gli ho detto di lasciarmi, di provare con qualcun altro. Fortunatamente non si è dato per vinto e oggi sono qui. A due anni di distanza da quella notte mi auguro sia fatta giustizia – conclude – Ci credo, i bei traguardi esistono e spero che per Corinaldo sia così”.

Anche i parenti delle vittime chiedono giustizia. “Mia sorella mi manca sempre, oggi mi piace pensare che abbia potuto abbracciare nostra madre che ci ha lasciati da poco. D’altronde dobbiamo convivere con questo dolore, proviamo ad andare avanti e la giustizia sembra stia facendo il suo corso, seppur lentamente”, ha detto all’Adnkronos Francesco Vitali, fratello 21enne di Benedetta, morta insieme ad altri quattro coetanei e a una mamma mentre tentava di fuggire dall’aria irrespirabile nella discoteca Lanterna Azzurra. “L’anniversario acutizza tutte le emozioni – aggiunge Francesco – ma alla fine poco cambia, per noi è un po’ un giorno come un altro. Non ci si abitua a una assenza, i miei ricordi insieme sono ancora tutti qui”.

“Quella notte ho pensato che la vita fosse finita lì, che qualcuno avrebbe pensato ai miei figlioli perché io, beh, io non ce l’avrei fatta. E invece, mattoncino dopo mattoncino, ci siamo rialzati, i bambini non si svegliano più di notte che vogliono la mamma, sono più sereni. D’altronde, piano piano, ci si abitua anche alle cose più brutte”. In una casa piena di vita e gran vociare Paolo Curi racconta all’Adnkronos la sua vita oggi, a due anni dalla strage che gli ha portato via la moglie Eleonora Girolimini, mamma dei suoi quattro figli.

Sulla richiesta di rinvio a giudizio di proprietari, gestori della discoteca e addetti alla sicurezza firmata dalla Procura di Ancona pochi giorni fa nel secondo filone d’indagine per la strage, dice: “Ho fiducia nella magistratura per come si è posta fin dall’inizio, questo è il filone a mio avviso più importante: le colpe sono lì, in un locale riaperto nel 2017 senza variazioni, senza regole e forse nemmeno l’agibilità, ancora magazzino agricolo. Il cerchio si chiuderà quando sarà fatta giustizia, è lo scopo della mia vita. Quanto accaduto è assurdo”.