Lockdown Natale, Galli: “Curva contagi tornerà a salire” 

Lockdown Natale, Galli: Curva contagi tornerà a salire

(Fotogramma)

Pubblicato il: 15/12/2020 11:05

“E’ una situazione pericolosa e fa prevedere, con assoluta certezza, che il trend si ribalti nuovamente verso l’alto”. Il professor Massimo Galli, responsabile di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, si esprime così sull’evoluzione del quadro dell’epidemia di coronavirus in Italia. A 10 giorni da Natale, si profila il varo di misure più rigide con un lockdown alle porte. “Una serie di segnali hanno fatto sì che i colleghi del Cts abbiano dovuto mandare un segnale di allarme. L’ultimo weekend è stato d’assalto con code e concentrazioni di persone. E’ comprensibile, la gente vuole tornare alla normalità. Ma è una situazione pericolosa che fa prevedere, con assoluta certezza, che il trend si ribalti nuovamente verso l’alto. Eravamo appena arrivati ad arrivare un decremento” della curva, dice a Mattino 5. “Per arrivare alla stabilizzazione della curva ci vuole parecchio. A maggio, quando terminò il primo lockdown, i segnali erano diversi e sono stati mantenuti per qualche tempo nonostante la riapertura sia stata accompagnata da una serie di atteggiamenti che sono stati la premessa della seconda ondata”.

“La sanità mondiale si è trovata in aperta crisi, in una notevole incapacità di fronteggiare questa situazione. In Italia abbiamo notoriamente un numero di letti in rianimazione inferiore alle necessità e alle medie dei paesi europei, questo deve far riflettere una volta per tutte sui risultati di decenni di mancati investimenti o di investimenti pilotati in maniera diversa, con un discreto disastro della medicina del territorio e di prevenzione”, osserva ancora. “In Italia abbiamo avuto la più vasta epidemia non osservata per tempo: quando ci siamo resi conto di avere il virus in casa, avevamo migliaia di persone infettate e non avevamo una capacità sufficiente di effettuare test. Quando abbiamo riaperto il 4 maggio, ufficialmente avevamo meno di 200mila casi di infezione, che probabilmente erano un numero inferiore di 8-10 volte rispetto al quadro reale”.