Mafia: in uno spot Klaus Davi fa ballare narcos messicani e Totò Riina 

In uno spot Klaus Davi fa ballare narcos messicani e Totò Riina

Pubblicato il: 16/12/2020 15:57

Dal capo del cartello messicano Joaquín Archivaldo Guzmán Loera, noto come “El Chapo”, al suo successore, Nemesio Oseguera Cervantes detto “El Mencho”. Dal signore della droga Salvatore Mancuso Gomez, conosciuto come “El Moro”, al boss di Africo Rocco Morabito detto “u Tamunga”, ancora latitante dopo la fuga dal carcere in Uruguay; da Giuseppe Pannunzio, considerato il “Pablo Escobar Italiano”, a Domenico Trimboli, broker italiano della droga, da Nicola Assisi, ultimo dei baroni del narcotraffico, a Totò Riina, capo dei capi di Cosa Nostra, fino a Bernardo Provenzano e i due narcos rosarnesi Cacciola Giovanbattista e Grasso Domenico, i re del porto di Gioia Tauro. È uscito oggi il nuovo video (spagnolo https://youtu.be/W6-a2o5iW1E; italiano https://youtu.be/fq6ZTWt7DmU) che fa ballare al ritmo della musica techno (il titolo del brano è “Der Mussolini” dei DAF) i big mondiali della mafia con lo scopo di promuovere il libro di Klaus Davi “I Killer della ‘Ndrangheta” (https://www.amazon.it/killer-della-ndrangheta-Klaus-Davi/dp/8856675390) uscito lo scorso 24 novembre.

“Lo spot ha la durata di tre minuti – si spiega in una nota – È la prima volta che i capi dei cartelli messicani e colombiani vengono utilizzati in una campagna di comunicazione dal carattere ironico e dissacratorio. La creatività è stata curata dallo stesso Klaus Davi mentre la produzione è stata realizzata dall’emittente locale di Reggio Calabria RTV. Lo spot ritrae alcuni momenti in cui i mammasantissima del narcotraffico, dopo gli arresti delle forze dell’ordine, vengono tratti negli istituti di pena. I movimenti dei boss sono stati sincronizzati con il ritmo del brano dei DAF, un gruppo techno punk della scena tedesca dei primi anni ottanta. Molti passaggi del libro di Davi sono dedicati ai rapporti fra i killer italiani e quelli sudamericani. In particolare a Rocco Morabito di Africo, che grazie al suo rapporto con i cartelli messicani e colombiani ha costruito un impero”.