Afp
Pubblicato il: 22/12/2020 13:39
Under 60, inizialmente con accento del Kent, Sud-Est dell’Inghilterra. Ora non più. E’ l’identikit del ‘paziente inglese’. Il bersaglio ideale della nuova variante di coronavirus Sars-CoV-2 intercettata nel Regno Unito. Una variante che preferisce i giovani e gli adulti sotto i 60 anni, secondo quando riporta l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in un focus in cui fa il punto su quanto si sa finora. L’agenzia Onu per la salute è stata informata “il 14 dicembre” dalle autorità sanitarie Gb della nuova variante, “identificata tramite sequenziamento del genoma virale”. I britannici l’hanno battezzata con una sigla: VUI 202012/01 (Variant Under Investigation, anno 2020, mese 12, variante 01).
L’analisi iniziale, ricorda l’Oms, “indica che può diffondersi più facilmente tra le persone”, per stabilire con certezza tutto il resto (se può dare una malattia più grave, se influisce sull’efficacia del vaccino) sono in corso studi. Fino al 13 dicembre nel Regno Unito erano stati identificati 1.108 casi – ricostruisce l’Oms – La variante è stata rilevata nell’ambito di un’indagine epidemiologica e virologica scattata all’inizio di dicembre a seguito di un aumento inaspettato nei casi di Covid-19″ in un’area precisa, cioè “nel Sud-Est dell’Inghilterra”. Qui dal 5 ottobre al 13 dicembre si è registrato “un aumento di oltre 3 volte nel tasso di notifica dei casi” calcolato sui 14 giorni.
“In media, dall’inizio della pandemia, nel Regno Unito sono stati sequenziati di routine tra il 5 e il 10% di tutti i virus Sars-CoV-2 rilevati, il 4% nel Sud-Est dell’Inghilterra”. In questa specifica area, nel periodo in cui si è osservato il boom di casi (5 ottobre-13 dicembre), “oltre il 50% degli isolati è stato identificato come variante”. L’analisi retrospettiva “ha rintracciato la prima variante identificata nel Kent, il 20 settembre 2020, seguita da un rapido aumento più tardi nel mese di novembre. La maggior parte dei casi si sono verificati in persone di età inferiore a 60 anni”. La nuova variante è stata identificata anche fuori dai confini britannici, in diversi Paesi tra cui Australia, Danimarca, Italia, Islanda e Paesi Bassi.
Rapporti preliminari del Regno Unito, prosegue l’Oms, indicano che questa variante “è più trasmissibile dei precedenti virus circolanti, con un aumento stimato della trasmissibilità compreso tra il 40% e il 70% (aggiungendo 0,4 al numero di riproduzione di base R0, portandolo a un intervallo da 1,5 a 1,7)”. Cosa fare ora? “Tutti i Paesi devono valutare il proprio livello di trasmissione locale e applicare adeguate attività di prevenzione e controllo, compreso l’adattamento delle misure di salute pubblica e sociali secondo guida Oms”, informa l’agenzia Onu per la salute.
“E’ importante ricordare alle comunità e agli operatori sanitari i principi di base per ridurre il rischio generale di trasmissione di infezioni respiratorie acute”, elenca l’Oms che invita a migliorare le pratiche standard di prevenzione e controllo delle infezioni negli ospedali, in particolare nei reparti di emergenza. E ricorda l’importanza dell’uso della mascherina, del distanziamento sociale e del lavaggio mani. L’Oms si sofferma in particolare sul nodo viaggiatori in generale, inclusi quelli da e verso il Regno Unito. Vengono raccomandate misure anti-contagio particolarmente rigorose, e viene ribadita “l’importanza che in caso di sintomi indicativi di una malattia respiratoria acuta durante o dopo il viaggio, si consulti un medico informandolo della propria storia di viaggio”.
“Le autorità sanitarie dovrebbero collaborare con i settori dei viaggi, dei trasporti e del turismo per fornire ai viaggiatori informazioni per ridurre il rischio generale di infezioni respiratorie acute, ai punti di ingresso di stazioni, aeroporti e così via, tramite cliniche di medicina dei viaggi, agenzie di viaggio, operatori dei trasporti”, indica l’Oms ricordando che, “in linea con la raccomandazione fornita dal Comitato di emergenza su Covid-19 nella sua riunione più recente, gli Stati devono riesaminare regolarmente le misure applicate ai viaggi internazionali e motivare all’Oms quelle che interferiscono in modo significativo col traffico internazionale garantendo che siano basate sul rischio e sulle evidenze raccolte, e che siano proporzionate e limitate nel tempo”. C’è anche una guida provvisoria pubblicata di recente dall’Oms su questo.