Crisi governo, Lusetti: “Crisi da esiti incertissimi, serve responsabilità”  

(Adnkronos)

E’ una situazione che non si capisce e che non accettiamo. E’ una crisi dagli esiti incertissimi e tutto questo è assurdo”. Sgomento, incredulità e rabbia si colgono nelle parole di Mauro Lusetti, presidente di Legacoop nel commentare con l’Adnkronos l’apertura della crisi di governo. “Vorremmo che le istituzioni e i partiti politici – si appella – avessero nei confronti della società e di chi la rappresenta, il mondo del lavoro e delle imprese, un atteggiamento meno distratto di quello che hanno dimostrato negli ultimi mesi”.

“Dire che siamo preoccupati può sembrare un’ovvietà ma è così”, perché in questa situazione spiega “andrebbe esercitato un grandissimo senso di responsabilità istituzionale da chi fa parte della classe dirigente allargata. Questi personalismi non vanno bene, l’interesse del Paese va salvaguardato prima di tutto”. Ed “una grandissima preoccupazione” serpeggia in Europa – rimarca Lusetti – perché da fonti istituzionali europee, è arrivato “una sorta di altolà” a risolvere in fretta la crisi perché “può mettere a rischio tutto il percorso del Recovery” perché “siamo il primo Paese che alla scadenza della presentazione del Piano Next Generation Italia ha la bella idea di imbarcarsi in questa crisi”.Nonostante i provvedimenti con scadenze immediate quali lo scostamento di bilancio e i ristori che dovrebbe essere approvati in Parlamento il problema di fondo è prospettico da qui a sei mesi, un anno. In particolare Lusetti fa riferimento al blocco dei licenziamenti su cui ci sono opinioni divergenti sulla possibilità di rinnovarlo una seconda volta, ma se noi non abbiamo la capacità di mettere a terra il Recovery con progetti che ci consentano di valutarne la ricaduta occupazionale, e di immaginare un’uscita dal blocco progressivamente nei prossimi mesi sarà una tragedia dal punto di vista sociale.

“La crisi sta producendo due effetti: – analizza il numero uno di Legacoop – il primo è L’Europa ci ha dato i cosiddetti sette giorni e, il secondo, è che abbiamo a che fare quotidianamente con i ministeri, le istituzioni e in questa situazione di crisi e di assoluta incertezza non hai le risposte, si crea la paralisi assoluta della macchina dello Stato”.