Coronavirus: Debellini (Th Resorts), ‘non apriremo nostri hotel per stagione invernale’ 

Roma, 21 gen. (Labitalia)

“Visti gli ultmi Dpcm, abbiamo deciso che non apriremo assolutamente nessuno dei 9 alberghi per la stagione invernale. Le nostre strutture resteranno chiuse”. E’ l’annuncio che fa, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Graziano Debellini, presidente di Th Resorts, il gruppo alberghiero più importante per le vacanze sulla neve oggi in Italia. E da grandi numeri anche dal punto di vista dell’occupazione visto che “d’inverno -spiega- sono coinvolte oltre 1.500 persone. Nel pieno della stagione estiva 4000. Oggi parte rilevante dell’occupazione con la chiusura delle strutture è in cassai integrazione. E consideri che moltissime persone del sud Italia lavorano con noi nella stagione estiva e poi anche nella stagione invernale arrivando quindi a coprire quasi un’anno intero di lavoro”, sottolinea Debellini.

E Debellini spiega i motivi della scelta della catena alberghiera. “Fino alla metà di febbraio, e stiamo già parlando dei due terzi della stagione, non si possono riaprire gli impianti sciistici e non si può fare quindi un’attività legata allo sci, come è quella che cerca la nostra clientela. Le nostre non sono strutture familiari, che possono avere -sottolinea- una certa flessibilità. Il nostro è un gruppo nazionale, le nostre strutture hanno dalle 100 alle 500 camere e quindi venire a sapere solo a metà febbraio se possiamo aprire o no per noi non va bene“, sottolinea Debellini.

“Noi abbiamo preso atto -spiega Debellini- che la situazione della pandemia è grave, ci sono ancora centinaia di morti, non vogliamo sottovalutare questa cosa, non vogliamo insistere in una direzione che ci sembra assolutamente non responsabile. E quindi accettiamo le indicazioni che arrivano dal governo ma non riteniamo che vi siano più le condizioni per rimettere in piedi la stagione“, insiste Debellini. Anche perché, spiega il numero 1 di Th Resorts, “non c’è nessuna sicurezza della riapertura degli impianti, non c’è nessuna sicurezza sulla mobilità e sulla raggiungibilità delle strutture”. “Nelle nostre strutture in Valle d’Aosta, ad esempio, non vengono i valdostani, vengono i lombardi, i romani, da tutta Italia. E poi per noi d’inverno il 50% del turismo è internazionale, e sappiamo qual’è la situazione nei nostri Paesi confinanti”, aggiunge ancora.

E Debellini spiega che dallo scoppio della pandemia “noi come Th Resorts abbiamo perso quasi 100 milioni di fatturato e abbiamo ricevuto un unico contributo dallo Stato di 750mila euro. Mi dovete dire se una catena grande come la nostra, anche se con soci importanti, può sopravvivere a un percorso di crisi di questo tipo che per di più non è ancora finito”.

“Se vengono erogate risorse -spiega Debellini- ma il limite massimo per via della normativa europea sugli aiuti di Stato è 800mila euro è chiaro che va bene per un albergo familiare, ma non per una catena come la nostra che fa oltre 100milioni di euro l’anno di fatturato”, aggiunge Debellini.

Numeri che fanno dire al presidente di Th Resorts che “fino ad oggi è stata fatta l’elemosina al turismo, e questo non è più accettabile. Da settimane emerge come il settore più colpito dalla pandemia è la filiera del turismo e della ristorazione, con una perdita del fatturato per gli alberghi che supera l’80%. Noi siamo sempre obbedienti alle misure del governo ma crediamo che sia necessario che, vista la disponibilità anche dall’Europa, che questo settore venga compensato in maniera chiara. C’è bisogno di guardare a questo settore per il vero peso che ha e finora questo peso non è stato riconosciuto”, aggiunge Debellini secondo cui “ci vogliono interventi proporzionati alla perdita del fatturato: su 33 mila alberghi in Italia, ne abbiamo 28mila piccoli che vanno tutelati ma la stessa cosa va fatta con le catene alberghiere”.

Per Debellini, serve un vero e proprio piano per supportare il turismo. “Certamente, la cassa integrazione -spiega- è stata una risposta, va riconosciuto. Però stiamo parlando di un settore che ha accettato tutte le indicazioni del governo ma che ha anche il 17% dell’occupazione e il 14%del Pil e quindi bisogna aiutarlo adeguatamente”.

A partire, sottolinea, “da tutta la tematica degli affitti che riguarda noi ma anche tutto il comparto retail in Italia e che va regolamentata, altrimenti i contratti verranno disdetti, tantissime persone resteranno a casa tanti piccole e medie strutture falliranno”. “La cosa più semplice è che ci sia un contributo per la perdita di fatturato e si intervenga sugli aiuti di Stato, eliminando il tetto degli 800mila euro che taglia fuori le aziende medio-grandi. E poi serve credito a lungo termine e strumenti di finanza alternativa. Poi la riduzione del carico fiscale e sul carico dell’Iva, e anche intervenire sul tema dei contributi per le ristrutturazioni da cui siamo tagliati fuori”, conclude.