Giorgio Benvenuto: “Con Marini amicizia vera, insieme a incontri con Pinochet a Nobel Walesa” 

Roma, 9 feb. (Labitalia)

“Quella con Franco Marini è stata una delle amicizie più vere della mia esperienza nel sindacato. Ci siamo conosciuti negli anni ’60 e ho apprezzato sempre la sua decisione, la sua concretezza, il considerare il sindacato una casa comune e una passione solidale. Quando ci battemmo, alla fine degli anni’ 60, per l’unità sindacale, Franco preferì il passo graduale della Federazione unitaria anche per l’attaccamento forte che aveva alla identità della Cisl. Ma ora, in questi ultimi anni, eravamo ambedue convinti che l’obiettivo dell’unità sindacale andava realizzato”. Lo dice all’Adnkronos/Labitalia Giorgio Benvenuto, storico leader della Uil, ricordando Franco Marini.

“Amici nel sindacato – ricorda – ognuno con le proprie idee, amici nella stagione della politica, specialmente in Senato, del quale divenne presidente in una delle tante fasi difficili della nostra vita politica. Fausto Bertinotti era presidente alla Camera. Riuscimmo tutti e tre a dare un senso alla nostra esperienza sindacale sui problemi della giustizia sociale e del lavoro”.

“Franco – sostiene Benvenuto – era generoso. Ricordo due episodi: ci recammo più volte nel Cile di Pinochet per sostenere i democratici e i sindacalisti. Era molto rischioso. Non avemmo nessuna paura. Ci aspettava alla scaletta dell’aereo che ci aveva portato da Roma a Santiago, il cardinale Silva Enriquez. Ci tutelava. Ci ospitava nella sua residenza, organizzava gli incontri con la resistenza cilena. Era un uomo straordinario. Quando veniva a Roma progettavamo le iniziative per tutelare i cileni democratici. Il Cardinale parlava un italiano perfetto, con un accento romanesco (amava cantare ‘Arrivederci Roma’)”.

“Un giorno – continua – ci recammo in Vaticano da Papa Giovanni Paolo II per perorare la causa di due importanti sindacalisti cileni che erano stati arrestati. Il Papa ci ascoltò, annuì, e il giorno dopo i due dirigenti sindacali cileni furono liberati”.

Il Papa però – sottolinea – alla fine del colloquio ci aveva preso sotto braccio e ci aveva chiesto: ma per Walesa che cosa fate? ‘Santità -gli rispondemmo meravigliati – stiamo facendo molte iniziative e manifestazioni e poi… abbiamo proposto per Walesa il Nobel per la pace‘”.

“In Franco – ammette il leader sindacale – il senso della solidarietà e della libertà da tutelare ovunque era davvero forte. Lo esprimeva con quel carattere aperto che era la sua forza. Un amico che non avresti mai voluto perdere. E che resta saldo nell’affetto e nel ricordo“.

Giorgio Benvenuto: “Con Marini amicizia vera, insieme a incontri con Pinochet a Nobel Walesa” 

Roma, 9 feb. (Labitalia)

“Quella con Franco Marini è stata una delle amicizie più vere della mia esperienza nel sindacato. Ci siamo conosciuti negli anni ’60 e ho apprezzato sempre la sua decisione, la sua concretezza, il considerare il sindacato una casa comune e una passione solidale. Quando ci battemmo, alla fine degli anni’ 60, per l’unità sindacale, Franco preferì il passo graduale della Federazione unitaria anche per l’attaccamento forte che aveva alla identità della Cisl. Ma ora, in questi ultimi anni, eravamo ambedue convinti che l’obiettivo dell’unità sindacale andava realizzato”. Lo dice all’Adnkronos/Labitalia Giorgio Benvenuto, storico leader della Uil, ricordando Franco Marini.

“Amici nel sindacato – ricorda – ognuno con le proprie idee, amici nella stagione della politica, specialmente in Senato, del quale divenne presidente in una delle tante fasi difficili della nostra vita politica. Fausto Bertinotti era presidente alla Camera. Riuscimmo tutti e tre a dare un senso alla nostra esperienza sindacale sui problemi della giustizia sociale e del lavoro”.

“Franco – sostiene Benvenuto – era generoso. Ricordo due episodi: ci recammo più volte nel Cile di Pinochet per sostenere i democratici e i sindacalisti. Era molto rischioso. Non avemmo nessuna paura. Ci aspettava alla scaletta dell’aereo che ci aveva portato da Roma a Santiago, il cardinale Silva Enriquez. Ci tutelava. Ci ospitava nella sua residenza, organizzava gli incontri con la resistenza cilena. Era un uomo straordinario. Quando veniva a Roma progettavamo le iniziative per tutelare i cileni democratici. Il Cardinale parlava un italiano perfetto, con un accento romanesco (amava cantare ‘Arrivederci Roma’)”.

“Un giorno – continua – ci recammo in Vaticano da Papa Giovanni Paolo II per perorare la causa di due importanti sindacalisti cileni che erano stati arrestati. Il Papa ci ascoltò, annuì, e il giorno dopo i due dirigenti sindacali cileni furono liberati”.

Il Papa però – sottolinea – alla fine del colloquio ci aveva preso sotto braccio e ci aveva chiesto: ma per Walesa che cosa fate? ‘Santità -gli rispondemmo meravigliati – stiamo facendo molte iniziative e manifestazioni e poi… abbiamo proposto per Walesa il Nobel per la pace‘”.

“In Franco – ammette il leader sindacale – il senso della solidarietà e della libertà da tutelare ovunque era davvero forte. Lo esprimeva con quel carattere aperto che era la sua forza. Un amico che non avresti mai voluto perdere. E che resta saldo nell’affetto e nel ricordo“.

Giorgio Benvenuto: “Con Marini amicizia vera, insieme a incontri con Pinochet a Nobel Walesa” 

Roma, 9 feb. (Labitalia)

“Quella con Franco Marini è stata una delle amicizie più vere della mia esperienza nel sindacato. Ci siamo conosciuti negli anni ’60 e ho apprezzato sempre la sua decisione, la sua concretezza, il considerare il sindacato una casa comune e una passione solidale. Quando ci battemmo, alla fine degli anni’ 60, per l’unità sindacale, Franco preferì il passo graduale della Federazione unitaria anche per l’attaccamento forte che aveva alla identità della Cisl. Ma ora, in questi ultimi anni, eravamo ambedue convinti che l’obiettivo dell’unità sindacale andava realizzato”. Lo dice all’Adnkronos/Labitalia Giorgio Benvenuto, storico leader della Uil, ricordando Franco Marini.

“Amici nel sindacato – ricorda – ognuno con le proprie idee, amici nella stagione della politica, specialmente in Senato, del quale divenne presidente in una delle tante fasi difficili della nostra vita politica. Fausto Bertinotti era presidente alla Camera. Riuscimmo tutti e tre a dare un senso alla nostra esperienza sindacale sui problemi della giustizia sociale e del lavoro”.

“Franco – sostiene Benvenuto – era generoso. Ricordo due episodi: ci recammo più volte nel Cile di Pinochet per sostenere i democratici e i sindacalisti. Era molto rischioso. Non avemmo nessuna paura. Ci aspettava alla scaletta dell’aereo che ci aveva portato da Roma a Santiago, il cardinale Silva Enriquez. Ci tutelava. Ci ospitava nella sua residenza, organizzava gli incontri con la resistenza cilena. Era un uomo straordinario. Quando veniva a Roma progettavamo le iniziative per tutelare i cileni democratici. Il Cardinale parlava un italiano perfetto, con un accento romanesco (amava cantare ‘Arrivederci Roma’)”.

“Un giorno – continua – ci recammo in Vaticano da Papa Giovanni Paolo II per perorare la causa di due importanti sindacalisti cileni che erano stati arrestati. Il Papa ci ascoltò, annuì, e il giorno dopo i due dirigenti sindacali cileni furono liberati”.

Il Papa però – sottolinea – alla fine del colloquio ci aveva preso sotto braccio e ci aveva chiesto: ma per Walesa che cosa fate? ‘Santità -gli rispondemmo meravigliati – stiamo facendo molte iniziative e manifestazioni e poi… abbiamo proposto per Walesa il Nobel per la pace‘”.

“In Franco – ammette il leader sindacale – il senso della solidarietà e della libertà da tutelare ovunque era davvero forte. Lo esprimeva con quel carattere aperto che era la sua forza. Un amico che non avresti mai voluto perdere. E che resta saldo nell’affetto e nel ricordo“.