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Pubblicato il: 14/12/2018 18:33
Il Pil italiano nel 2018 si attesterà all’1%. E’ quanto stima la Banca d’Italia, che rivede al ribasso le stime diffuse a luglio scorso e che prevedevano un aumento pari a +1,2%. La crescita dell’economia rimarrà invece invariata nel biennio successivo. “La revisione per l’anno in corso – si legge nelle proiezioni – riflette il rallentamento del prodotto finora osservato. Nel biennio 2019-2020 gli effetti negativi sull’attività economica derivanti dal profilo più elevato dei tassi di interesse osservati e attesi, oltre che da un’espansione più contenuta della domanda estera, compensano quelli di segno opposto riconducibili agli interventi contenuti nella manovra di bilancio e al calo delle quotazioni del greggio”. Come precisa però la Banca d’Italia, la stima al ribasso per il Pil di quest’anno “non include le informazioni di contabilità nazionale diffuse il 30 novembre, dopo la chiusura dell’esercizio previsivo”. Quindi, prendendo in considerazione questa differenza, “la stima di crescita per il 2018 è pari allo 0,9%“.
La Banca d’Italia nelle sue proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel quadriennio 2018-2021, diffuse oggi e che basano lo scenario sulle informazioni al 27 novembre scorso, prevede che la crescita dell’economia italiana si dovrebbe mantenere attorno all’1% annuo in tutto il triennio 2019-2021. Secondo l’istituto di via Nazionale, “gli effetti sull’attività economica delle misure espansive contenute nella manovra di bilancio sarebbero contrastati dai più elevati tassi di interesse fin qui registrati e attesi, che conterrebbero l’espansione della domanda interna”.
In uno scenario futuro di per sé rallentato, continua la Banca d’Italia nel suo documento, “i rischi al ribasso delle proiezioni sono però assai elevati. Quelli provenienti dal contesto internazionale sono associati principalmente a ulteriori irrigidimenti delle politiche commerciali.
Sul piano interno, resta elevata l’incertezza connessa agli interventi della politica di bilancio e alle possibili ripercussioni sui mercati finanziari e sulla fiducia di famiglie e imprese: ulteriori aumenti dei tassi di interesse sui titoli pubblici, una più rapida trasmissione alle condizioni di finanziamento del settore privato o un più marcato deterioramento della propensione all’investimento delle imprese metterebbero a rischio la prosecuzione della crescita”, spiegano da via Nazionale. “Per contro, ritmi di crescita più elevati di quelli prefigurati in questo scenario potrebbero essere conseguiti se gli spread sovrani tornassero verso i valori medi registrati nel secondo trimestre dell’anno”, conclude la Banca d’Italia.