progetto vincitore Bam-S
Pubblicato il: 24/12/2018 14:33
Un tema più che mai attuale dopo la tragedia, ed è solo la più recente, dello tsunami che ha devastato, provocando, ma i dati non sono ancora aggiornati, la morte di 280 persone e il ferimento di oltre mille persone, oltre a 57 dispersi e 11mila persone rimaste senza tetto. E proprio per prevenire o fronteggiare i rischi collegati ai cambiamenti climatici e favorire soluzioni la World Bank in collaborazione con Nazioni Unite – UN Habitat, in partenariato con Airbnb, Build Academy e Global Facility for Disasters Reduction and Recovery ha promosso il concorso Resilient Homes Design Challenge. L’obiettivo? Progettare soluzioni abitative, economiche e sostenibili con un target di spesa fino a 10mila dollari. Il claim della call era proprio “Help us create resilient homes for people in some of the most vulnerable areas of the World”: aiutateci a creare case resilienti per le persone nel luoghi più vulnerabili della terra.
E tra i vincitori del concorso, con il progetto Bangladesh Arise Materials – System (Bam-S), il gruppo di lavoro coordinato dal visiting professor del Politecnico di Milano e vice direttore del Master PolisMaker Santiago Caprio (docente Universidad de Buenos Aires), dall’ingegner Andrea Galli (laureato Politecnico di Milano, PolisMaker, coordinatore didattico Master PolisMaker) e dall’architetto Marco Asciutti (laureato Politecnico di Milano, PolisMaker, collaboratore Master PolisMaker), e composto da Claudia Azzolin (Brasile), Romarie Gonzales-Burgos (Puerto Rico, corsista Master PolisMaker), Luiza Macedo (Brasile), Ivo Kieling (Brasile), Thiago Farias (Brasile), Alex Pedretti (Brasile), Samar Elsayed (Italia, corsista Master PolisMaker).
I progetti vincitori saranno invitati per una esposizione alla sede centrale della World Bank a Washington e altre sedi internazionali, e potranno essere realizzati e sperimentati nell’ambito di interventi della Banca Mondiale nel mondo.
“Due soluzioni possibili all’inizio – spiega Andrea Galli all’Adnkronos – ovvero costruire dove era avvenuto un disastro ambientale, e dunque sfruttare detriti e materiali di scarto come materiale principale per il progetto. Dall’altra parte costruire per zone che sospeso vengono dimenticate per via delle economie molto deboli, dove vive una popolazione sotto la soglia di povertà. L’idea principale del progetto iniziale era utilizzare una architettura vernacolare. Il Bangladesh è emerso perché rispondeva perfettamente anche alle caratteristiche dello scenario dato dal concorso anche per una scelta di legata al materiale da usare: il bambù”.
Un soluzione, precisa l’ingegnere, “che può essere applicata in zone costiere ma anche soggette a inondazioni e grandi eventi. Il nostro progetto poi non è definitivo, nel senso che la parte storturale deve essere calcolata e modificata per ogni tipo di terreno”.
La Bam-S House muove dal principio di voler “trasformare la debolezza in opportunità” e dunque è stata progettata per essere “la nuova architettura vernacolare contemporanea in grado di far fronte all’ampia gamma di disastri ambientali causati dai cambiamenti climatici che ha colpito e colpisce in misura sempre crescente il Bangladesh”. Il Bangladesh, certo, ma anche ogni tipo di costruzioni e villaggi in riva al mare.