Malagò contro la riforma del Coni: “Sarà un boomerang”  

C’è chi dice che la riforma del Coni sia uno spot elettorale del governo: “Non lo so – risponde Malagò -, in molti dicono questo. Se fosse questo il motivo, la mia opinione è che diventerà un boomerang tremendo. Alla nostra base questa cosa non è piaciuta e non piacerà mai”.

“All’inizio – ha aggiunto riferendosi poi al momento in cui è stata annunciata la riforma – mi sono quasi sentito male. All’atto pratico non c’è una cosa cambiata in meglio, solo in peggio. È la politica. Oggi non sono neanche più arrabbiato, sono sereno perché penso che abbiamo fatto il possibile di fronte a una cosa non giusta. Noi restiamo convinti che diventerà un boomerang, ma io sono pronto a collaborare perché non voglio tradire il mio mondo”.

Poi l’affondo al governo: “E’ stata una volontà precisa dei 5 Stelle e del sottosegretario Simone Valente quella di lasciare il nome ‘Sport e Salute’. Solo il cambio del brand costerà 5 milioni di euro… Faranno fatica a vendere questo brand ‘Sport e Salute’ visto che è un nome così inflazionato”, aggiunge il capo dello sport italiano, che poi risponde così a chi domanda chi vedrebbe bene al vertice della nuova società creata dal governo per sostituire la Coni Servizi: “Consiglierei di aspettare, viste le dinamiche di oggi…”.

C’è stata una accelerazione per il varo di questa norma? “La spiegazione – continua il numero uno del Coni – è molto semplice, c’è una volontà politica che è andata oltre un discorso di buon senso. Che senso aveva farla da subito? Questo è un quadriennio fai partire tutto da un nuovo mandato”.

Con i cambiamenti in manovra per Malagò “l’influenza che avrà il Coni a livello internazionale sarà fortemente ridimensionata, ma è una cosa autolesionista per lo sport. Che la politica volesse fare questo è chiaro, l’ho capito, ma deve sapere che ha messo in condizione il paese di essere molto meno credibile a livello internazionale sulle manifestazioni sportive”. All’Adnkronos fa anche alcuni esempi: “Senza il Coni il calcio sarebbe stato meno credibile per gli Europei Under 21, lo stesso vale per il volley e gli Internazionali di tennis. Se loro pensano che lo stesso tipo di valore aggiunto lo potrebbero avere con una persona scelta dalla politica, io ho delle perplessità. Tra l’altro – fa notare – la letteratura del paese è piena dei disastri prodotti dalla politica”.

Poi riguardo l’atteggiamento di alcune federazioni, apparse meno contrarie alla riforma, Malagò precisa: “Sono poche e alcune sono le grandi federazioni. Ma non è che sono d’accordo con la riforma, hanno una interlocuzione diretta per ovvi motivi e pensano di poter avere qualche vantaggio. In realtà non sarà così, perché questo governo ha dimostrato che non ci sono figli e figliastri”.

Per Malagò, quello che è scritto nella riforma “senza decreti attuativi, non è oggettivamente applicabile. Non è chiaro come si traduca in pratica. Allora fai una vera riforma facendo una legge, modifica il quadro ordinamentale del nostro sistema”.

“Non per polemica ma non riesco a capire come si possa chiamare riforma, chiamiamolo cambiamento“, sottolinea il capo dello sport italiano, dicendosi comunque “contento di avere avuto questo lungo periodo di interlocuzione, perché sedendoci al tavolo abbiamo fatto presenti una serie di istanze, problematiche, perplessità e tra l’altro io avevo un preciso mandato del Consiglio nazionale”.