Nato a Melito di Porto Salvo, classe 1978, Marcellino è partito dal nulla. Vivevamo tutti “in una casa piccola, brutta e sgarrupata” con il “bagno ricavato nel sottoscala, la tazza e un secchio, che serviva per buttare l’acqua perché lo sciacquone non c’era”. Cresciuto nelle baracche lungo la fiumara di Marrani della periferia di Reggio Calabria, è riuscito ad arrivare dove nessuno avrebbe immaginato. In un percorso professionale, definito da lui stesso “sgangherato”, ha lavorato con registi del calibro di Martin Scorsese, Ettore Scola, Alice Rohrwacher e Daniele Luchetti. Negli ultimi mesi è stato sul set di ‘Vivere’ di Francesca Archibugi, “che dovremmo vedere a marzo” e ‘Via dell’Aspromonte’ di Mimmo Calopresti, per cui “l’uscita è prevista ad aprile”. “Nel film di Mimmo quello che prevale – anticipa – è il rapporto con la madre terra: ‘cosa c’è di più bello che calpestare la propria terra a piedi nudi nel fango d’inverno?‘”, aggiunge ridendo.
Come tutti i figli del Sud Marcellino per le feste ‘è sceso giù’. Quando vado mamma “mi prepara il sugo, quello fatto bene, che cuoce dalle 5 di mattina e le costine di maiale”. Ultimo di sette fratelli (quattro della prima moglie del padre), è nato quando mamma Rosa ormai pensava di essere in menopausa. Marcello è stato chiamato così in onore di “un ragazzetto buono, educato” del paese. Mio padre Peppino “pensava che con quel nome sarei uscito come lui. E invece: focu fu!”.
La prima battaglia Marcellino l’ha vinta con mamma “vero osso duro”, quando dopo tanti tentativi falliti, gli ha permesso di tenere Bechi, la cagnolina, trovata chiusa in un sacco nero “sfruculiando nella spazzatura”. “Piansi di commozione” quando mi disse di portare il cucciolo nel ‘giardino’ alla fiumara, scrive nell’autobiografia. Il rapporto madre-figlio torna insistentemente nella vita e nei film. “Anche in ‘Asino vola’, magari voi non lo capite, sembra odio ma è amore”. La bicicletta con ruote e telaio recuperati, tenuta insieme “col fil di ferro”, la scuola e il salto a Roma, trascinato dal fratello Antonio. L’occasione che gli ha permesso di farsi notare da Matteo Garrone e mille strade che, d’improvviso, si aprono.