Violenza su donne, la psicologa: “Con convivenza forzata da lockdown emerse conflittualità latenti” 

Pubblicato il: 24/11/2020 14:24

Usare canali di comunicazione che travalichino le parole, trovare nuovi linguaggi. Sono questi secondo la psicologa, psicoterapeuta, arpaterapeuta, Sira Sebastianelli, i canali su cui puntare per tentare di arginare la violenza contro le donne, soprattutto in un momento come quello attuale in cui “la convivenza continuativa e forzata ha prodotto l’emersione di conflittualità latenti che in molti casi ha sconfinato con la violenza”.

La giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne quest’anno, infatti, assume un significato particolare, considerando l’incremento dei femminicidi che, nei primi mesi del 2020 sono stati ben 91. Uno ogni tre giorni. “La pandemia del 2020 – sottolinea all’Adnkronos Sebastianelli – ha fermato l’esistenza delle persone, il lavoro, lo studio, la vita sociale, ma non ha fermato la violenza perpetrata contro le donne, tant’è che la ricorrenza della Giornata Internazionale per la Eliminazione della Violenza contro le Donne del 25 Novembre, assume quest’anno un significato ancora più importante. Le notizie di cronaca comparse sui notiziari quasi quotidianamente riportano uccisioni di donne per mano di mariti o compagni. La convivenza continuativa e forzata – ribadisce – ha prodotto l’emersione di conflittualità latenti che in molti casi ha sconfinato con la violenza”.

Quanto all’aumento dei casi di violenza registrati negli ultimi decenni e alle possibili cause Sebastianelli precisa: “Questa domanda me la pongo da tempo, anche perché le donne hanno subito e subiscono violenza a tutte le età che non trova argine. La violenza è fisica e psicologica, la mortificazione del corpo e della psiche può abitare ovunque ci sia una donna, che rivendichi la propria libertà in ogni sua espressione”.

Secondo la psicologa “sarebbe importante poter intercettare il malessere e poter dare aiuto alle donne in pericolo prima che sia troppo tardi. A tal fine – spiega – nel 2016 ho avviato un progetto stimolato dalla riflessione che l’emancipazione delle donne ha avuto una forte accelerazione nell’ultimo secolo cui non è seguita una adeguata emancipazione delle coscienze, capace di accogliere il cambiamento in atto, individuale e collettivo. Il progetto itinerante, da me ideato e promosso, “Un’ Àncora per non dire più ancòra, cambiare accento per cambiare prospettiva”, parte proprio dall’intento di ricostruire le coscienze, cercando un’ancora che fermi tanta violenza e non dire più ancòra tutte le volte che ne giunge notizia”.

La strada per poter ricostruire le coscienze, evidenzia ancora Sebastianelli “è quella di usare canali di comunicazione che travalichino le parole a volte insufficienti. Nuovi linguaggi per nuove prospettive si attivano attraverso la musica prodotta dalle corde dell’arpa, strumento dalle potenzialità terapeutiche riconosciute già dall’antichità, e dal recupero di antiche ballate a tematica femminile appartenenti al repertorio archetipico dell’umanità. Una narrazione antica declinata al presente, per avviare un percorso realisticamente lungo, ma costante e continuo, sostenuta da cinque arpiste dell’Ensemble Sinetempore Harp Attack, cui appartengo. L’ascolto della musica e dei testi – racconta – consente, a chi ascolta, di identificarsi con i personaggi della storia, lasciando che le emozioni, sollecitate dalle corde dell’arpa, affondino nella propria coscienza. L’Ensemble si è esibita in concerti in Italia e in Svizzera, riscuotendo interesse e soprattutto avvicinando donne che hanno raccontato la loro storia e hanno chiesto aiuto. Il Covid – conclude – quest’anno ha fermato anche l’Ensemble, ma presto riprenderà il suo cammino progettuale”.