“La dieta mediterranea è morta”  

La dieta mediterranea è morta

Alimenti della dieta mediterranea

Pubblicato il: 24/05/2018 19:20

La dieta mediterranea è morta, proprio nei Paesi in cui è nata. L’allarme arriva dall‘European Congress on Obesity a Vienna, e a lanciarlo è Joao Breda, responsabile dell’Ufficio europeo dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) per la prevenzione e il controllo delle malattie croniche. La prova della morte del regime alimentare famoso in tutto il mondo come il più salutare, arriva dalla bilancia dei bambini greci, spagnoli e italiani. In Grecia, Spagna e Italia oltre il 40% dei bimbi di 9 anni è obeso o in sovrappeso, dato che a Cipro arriva al 43%. Insomma, i Paesi che hanno dato il nome alla dieta più sana del mondo di fatto non la seguono più, tanto che vantano i bimbi più grassi d’Europa.

Dolci, cibo spazzatura e bibite zuccherate hanno rimpiazzato i piatti della dieta tradizionale, ricca di frutta e verdura, pesce e olio extravergine d’oliva. “La dieta mediterranea per i bambini di questi Paesi è morta”, ha detto Breda a Vienna. “Non c’è più. E i più vicini alla dieta mediterranea sono i bambini svedesi. La dieta mediterranea è andata, e noi dobbiamo recuperarla”. Oggi i bimbi dei Paesi bagnati dal Mediterraneo mangiano troppi zuccheri, grassi e sale nel cibo, e si muovono molto poco. L’esperto guarda ai dati europei del report che monitora l’obesità. Gli ultimi numeri, relativi al periodo 2015-17, mostrano che i tassi di obesità infantile più bassi spettano a Tajikistan, Turkmenistran e Kazakistan. Ma anche Francia, Norvegia, Lettonia e Danimarca hanno tassi di obesità ridotti, dal 5% al 9%, mentre l’Irlanda è al 20%.

La buona notizia, riferisce ‘The Guardian’, è che i Paesi mediterranei stanno affrontando il problema. Almeno tre quarti dei bambini italiani oggi mangiano frutta tutti i giorni o per la maggior parte della settimana. “E’ un progresso – conclude Breda – E’ stato riconosciuto che c’è un problema e si sta cercando di intervenire”.

Bollicine misteriose e pomfi, segreti salva-pelle bimbi  

Bollicine misteriose e pomfi, segreti salva-pelle bimbi

MAMMA CON BAMBINO NEONATO

Pubblicato il: 22/05/2018 12:23

Misteriosi puntini rossi che compaiono al mattino sulla pelle del bimbo, ma anche tumefazioni estese, dure e dolenti. Con l’arrivo del caldo e della bella stagione la pelle dei piccoli è presa d’assalto da una serie di insidie, che rischiano di lasciare le mamme nel dubbio tra rimedi della nonna e strategie più moderne, magari però lette su Internet. “La pelle del bambino ha caratteristiche particolari, ecco perché la prima regola è quella di utilizzare prodotti specifici, anche per proteggerla dal sole”. Parola di Andrea Diociaiuti, responsabile Uos Dermatosi complesse e genodermatosi dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che analizza per l’AdnKronos Salute i problemi più diffusi legati a caldo e sole, suggerendo soluzioni salva-pelle su misura per i piccoli.

La prima insidia si chiama sudamina. “Un arrossamento con lesioni puntiformi che spesso si manifesta dopo la nanna”, spiega Diociaiuti. Si tratta di un’infiammazione dei pori della pelle che, a causa dell’eccessivo calore, non riesce a traspirare correttamente. “Il fatto è che le mamme italiane tendono a coprire troppo il piccolo, anche di notte – osserva l’esperto – Un errore da evitare, ma con il caldo l’ideale non è il condizionatore: meglio un deumidificatore che lo aiuterà a riposare bene senza sudare”. Per trattare i ‘puntini’, poi, “no a creme grasse che non consentono una normale sudorazione della pelle: l’ideale è lavare più spesso il bimbo, coprirlo meno e utilizzare una crema non grassa, anti-infiammatoria e con sostanze lenitive”.

Evitare, invece, le pomate a base di ossido di zinco usate contro le irritazioni da pannolino. “Sarebbe come ‘stuccare’ la pelle del bimbo”, dice Diciaiuti. No anche al talco, “che il bambino piccolo può inalare: meglio quello in forma liquida”.

Occhio poi alle punture d’insetto, che talvolta causano tumefazioni talmente estese e dure da portare direttamente in pronto soccorso. “Non è raro – prosegue lo specialista – che i bimbi atopici siano iper-reattivi alle punture d’insetto, con eritemi anche di 10 centimetri e, talvolta, anche 4-5 lesioni sul corpo”. Si tratta di casi che possono essere trattati a livello locale con cortisone e la somministrazione di antistaminici. Ma la buona notizia è che “con il passare degli anni questo tipo di reazione si attenua. E’ importante proteggere il bimbo dagli insetti con repellenti naturali e sostanze indicate per questa fascia d’età. Il consiglio, nel caso di bimbi molto piccoli, è quello di applicare il repellente sul lettino o sul vestitino piuttosto che direttamente sulla pelle”, suggerisce Diociaiuti.

Infine il sole: “Anche i bimbi vanno protetti, persino sotto l’ombrellone, perché la sabbia ha un effetto riflettente. E’ importante usare schermi 50+ da applicare più volte al giorno, formulati specificamente per i bambini. E questo fino a sviluppo avvenuto”, raccomanda l’esperto. No al sole nelle ore più calde, e ricordare di riapplicare la crema dopo il bagno. “Il sole non va demonizzato – precisa – perché è prezioso per la sintesi della vitamina D, ma la pelle dei bambini va sempre protetta, anche dopo i 10 anni quando sembrano più grandicelli ma in realtà rischiano di sfuggire al controllo dei genitori e ‘dimenticano’ la protezione”.

“Le creme specifiche per i più piccoli – ricorda Diociaiuti – hanno filtri fisici e non chimici e sono ideali per la sicurezza dei bimbi, perché non hanno alcuna interazione ormonale. La buona notizia è che, rispetto a qualche anno fa, sono disponibili prodotti più facili da applicare: suggerisco di optare per formulazione in latte, più morbide, e in spray”. Infine, non dimenticare testa e occhi: “In questo periodo e per tutta l’estate – conclude – è importante utilizzare un cappellino, l’ombrellino e ricordare di proteggere sempre gli occhi con gli occhiali da sole: il rischio è quello di incappare in cheratiti e congiuntiviti”.

Via le scarpe in casa per restare magri  

Via le scarpe in casa per restare magri

Tacchi alti

Pubblicato il: 21/05/2018 16:22

Togliersi le scarpe quando si entra in casa e sostituire i tappeti con un pavimento in parquet potrebbe aiutare a restare magri perché impedisce l’accumulo in casa di sostanze chimiche ambientali cosiddette ‘obesogene’ che interferiscono con gli ormoni e promuovono l’accumulo di grasso nel corpo. E’ quanto sostengono gli autori di uno studio, presentato al Congresso della Società europea di endocrinologia a Barcellona, che alla luce dei risultati hanno elaborato una serie raccomandazioni e accorgimenti da tenere in casa. Ricercatori delle Università portoghesi di Aveiro e Beira hanno condotto una revisione di indagini e studi relativi a queste sostanze chimiche obesogene, per capire in quale ambiente le persone vengono più a contatto con esse.

Ebbene: dall’analisi è emerso che le maggiori fonti di contaminazione sono i pasti, la polvere di casa, e i prodotti di uso quotidiano come quelli chimici per le pulizie domestiche, le stoviglie o i cosmetici. Alla luce di questi risultati, i ricercatori hanno elaborato, dunque, sette raccomandazioni per ridurre al minimo la presenza di obesogeni in casa.

Innanzitutto si consiglia la scelta di alimenti freschi, biologici e peticidi-free rispetto a cibi industriali, soprattutto quelli che sulla confezione riportano una lunga lista di ingredienti, segue poi la raccomandazione di togliere le scarpe al rientro a casa per evitare di portare i contaminanti all’interno, cercare di eliminare o ridurre i prodotti chimici in casa, passare spesso l’aspirapolvere per evitare l’accumulo di queste sostanze chimiche contenute nella polvere, sostituire i tappeti con pavimenti in legno.

Infine si consiglia di usare contenitori in vetro o alluminio piuttosto che quelli in plastica e di evitare prodotti sintetici per le pulizie. “Gli adulti ingeriscono circa 50 mg di polvere ogni giorno, e i bambini due volte tanto – spiega Ana Catarina Sousa, principale autrice dello studio – per cui mantenere la casa pulita è sicuramente una misura molto efficace. E utilizzare un panno umido per spolverare i mobili, piuttosto che un prodotto per la pulizia che può contenere molte di queste sostanze chimiche”.

Più smart con gli ‘exergame’  

Più smart con gli 'exergame'

Fiera del videogame

Pubblicato il: 15/05/2018 16:47

Giocare ai videogame su indicazione del medico, per proteggere la memoria e difendersi dall’Alzheimer. Il sogno di tanti appassionati potrebbe diventare realtà, almeno stando ai risultati di uno studio pubblicato su ‘Frontiers in Aging Neuroscience‘. Il lavoro, infatti, promuove gli ‘exergame‘ (parola inglese composta da exercise, esercizio fisico, e game), i videogiochi interattivi che fanno fare esercizio fisico. Gli anziani con un lieve deterioramento cognitivo hanno mostrato miglioramenti significativi negli esercizi mentali e di memoria dopo allenamenti regolari con questi videogame ‘fit’. I risultati della ricerca potrebbero incoraggiare a prescrivere gli exergame per rallentare o contrastare il deterioramento cognitivo legato al passare degli anni, dicono gli autori.

Dalla ricerca americana arrivano “dati promettenti – commenta Cay Anderson-Hanley, associata di psicologia dell’Union College (Usa) e prima autrice dello studio – Gli exergame rappresentano un’arma in più nell’arsenale di rimedi per combattere questa malattia crudele”. Precedenti studi condotti dalla stessa autrice avevano mostrato che gli anziani che si allenano con videogame interattivi sperimentano benefici, dal punto di vista mentale, maggiori rispetto ai coetanei che si limitano all’allenamento fisico tradizionale. Per l’ultimo lavoro il team ha esaminato un gruppo di oltre 100 anziani con diagnosi o a rischio di lieve deterioramento cognitivo (età media 78 anni). Nel corso di 6 mesi, 14 hanno continuato ad allenarsi regolarmente con gli exergame.

Un primo gruppo di 7 persone ha pedalato in un paesaggio di realtà virtuale varie volte a settimana, mentre il secondo gruppo di anziani ha avuto a che fare con un esercizio più ‘sfidante’ per la mente: pedalare mentre in un videogame davano la caccia ai draghi, raccogliendo monete preziose. Il tutto in sella a biciclette speciali, realizzate appositamente. I risultati sono stati confrontati con quelli di 8 anziani che si sono limitati a giocare a videogame classici (senza pedali) e ad altri senior che invece hanno fatto solo attività fisica tradizionale, su una bike e senza videogioco annesso.

Alla fine del trial randomizzato gli anziani dei primi due gruppi – quelli che avevano pedalato nello scenario virtuale e quelli che erano andati a caccia di draghi – hanno sperimentato miglioramenti significativi nelle funzioni esecutive, che controllano in parte attività come il multi-tasking e il prendere decisioni.

“La funzione esecutiva è come il Ceo del cervello ed è la chiave per restare indipendenti nell’età avanzata”, spiega Anderson-Hanley. “Per esempio, ti permette di cucinare con due padelle sul fuoco contemporaneamente. E di non dimenticare che stai facendo bollire l’acqua mentre hai qualcosa in forno”.

I benefici nei due gruppi sono stati registrati a livello di memoria verbale e funzione fisica, cosa che suggerisce l’utilità per gli anziani di inserire gli exergame nel proprio regime di esercizio quotidiano. Certo, ammette la studiosa, sono necessarie ulteriori ricerche su un campione più ampio per confermare questi risultati. Ma il lavoro, finanziato da un grant del National Institute on Aging, è giudicato molto promettente dagli autori. Tanto che il team sta lavorando a un sistema per consentire agli anziani di allenarsi direttamente a casa, scaricando un videogame sull’iPad da usare su una classica bike da salotto. Perché i dati dello studio “suggeriscono che il miglior risultato per la salute mentale arriva quando facciamo le due cose insieme”, ovvero attività fisica e videogame interattivi, conclude Anderson-Hanley.

Capelli bianchi già a 20 anni, per colorarli 212 milioni  

Capelli bianchi già a 20 anni, per colorarli 212 milioni

Pubblicato il: 11/05/2018 13:23

Il primo spesso viene scambiato per biondo e strappato con fastidio. Ma poi i capelli bianchi arrivano a ciocche, sulle tempie o in corrispondenza della scriminatura, così scatta la corsa ai ripari. E questo a volte già a 20 anni. “Si tratta di un problema trasversale, che riguarda uomini e donne, e che si manifesta in genere dopo i 25 anni. Tradizionalmente a tingersi sono le donne, ma oggi non mancano gli uomini che ricorrono a tinture o spray in salone, o più spesso al ‘fai da te’, come dimostra il moltiplicarsi di prodotti ad hoc”. Ad affermarlo all’Adnkronos Salute è Leonardo Celleno, cosmetologo dell’Università Cattolica di Roma. E a testimoniarlo sono i numeri: il business di coloranti e spume colorate per capelli nel 2017 in Italia è stato pari a 211,7 mln di euro in Italia, secondo i dati del Centro Studi Cosmetica Italia.

Creme o shampoo coloranti, spray e spume colorate segnano un lieve calo rispetto all’anno precedente (-1,2%), soprattutto nel canale della profumeria e nella grande distribuzione (0,8%), mentre crescono in farmacia (1,2) con 22,5 mln di euro. Proprio in farmacia è arrivata l’ultima novità del settore, un prodotto che si presenta come un trattamento anti-capelli bianchi con tecnologia repigmentante, che dovrebbe rallentarne la comparsa alla radice, grazie a un peptide brevettato. “Si tratta di una sigla che non consente di individuare e valutare la sostanza attiva presente – dice il cosmetologo – In ogni caso oggi bisogna dire che la scelta a disposizione ormai è notevole, e che chi decide di nascondere i capelli bianchi deve ricorrere a un trattamento con cadenza almeno mensile”.

Dai classici biondo e bruno fino ai colori pastello molto in voga quest’anno, in generale “la qualità delle tinture è molto curata e c’è attenzione alla sicurezza: si tratta di prodotti normati a livello europeo, che dal punto di vista tossicologico non danno particolari problemi”. Fra le insidie, “il rischio di dermatite – dice l’esperto – Inoltre l’ammoniaca presente in alcuni di questi prodotti potrebbe danneggiare l’esterno del capello”. L’importante, sottolinea Celleno, è seguire le istruzioni e non eccedere con i tempi di posa. “Naturalmente se si punta a raffinatezza, nuance ed effetti particolari, ci si affida agli esperti nei saloni di bellezza”.

In questo periodo dell’anno “occorre ricordare che il sole ossida la melanina e può farlo anche sui capelli tinti che si decolorano se esposti ai raggi”. Ecco perché si suggerisce di proteggere la chioma in spiaggia con cappelli e prodotti ad hoc. “Attenzione poi in caso di gravidanza o di pazienti sottoposte a chemioterapia: di fatto il rischio non è noto, perché non ci sono studi dedicati”, conclude Celleno.

Ombre sul succo di mirtillo rosso  

Ombre sul succo di mirtillo rosso

Pubblicato il: 09/05/2018 18:40

Inutile bere litri di succo di mirtillo rosso per curare un’infezione urinaria. A gettare ombre su un rimedio naturale molto utilizzato è la nuova bozza di linee guida del Nice, il National Institute for Health and Care Eccellence britannico, come riferisce la ‘Bbc online’. Sebbene alcuni studi abbiano affermato che l”elisir di bacche’ potrebbe essere d’aiuto in questi casi, secondo il Nice, non ci sono abbastanza evidenze scientifiche per raccomandarlo. Piuttosto, i pazienti dovrebbero bere molta acqua o liquidi e assumere antidolorifici. E’ utile anche parlarne con il proprio medico che potrebbe prescrivere antibiotici, ma questi farmaci non sempre sono necessari, ammoniscono gli esperti.

Le infezioni del tratto urinario sono causate da batteri. A volte l’organismo può combattere una lieve infezione da solo, senza farmaci, ma quando necessario, dovrebbe essere prescritto dal medico un ciclo breve di antibiotici per ridurre il rischio di resistenza antimicrobica, afferma il Nice. Potrebbe essere appropriato ricorrere alla prescrizione se i sintomi non migliorano entro 48 ore o se peggiorano rapidamente o significativamente in qualsiasi momento.

“Riconosciamo che la maggior parte delle infezioni del tratto urinario – spiega Mark Baker, direttore del centro sulle Linee guida del Nice – richiederà un trattamento antibiotico, ma dobbiamo essere più smart nell’uso di questi medicinali. La nostra nuova linea guida aiuterà gli operatori sanitari a ottimizzare l’uso di antibiotici. Questo aiuterà a proteggere questi farmaci vitali e ad assicurare che nessuno sperimenti effetti collaterali di un trattamento di cui non ha bisogno”. Il 5 giugno verrà chiusa una consultazione sulla bozza di linee guida per l’Inghilterra.

Bimbi grandi lettori, svelato il loro segreto  

Bimbi grandi lettori, svelato il loro segreto

Bimbi e libri

Pubblicato il: 04/05/2018 19:08

Nell’era di tablet e smartphone sembrano sempre più rari, ma i piccoli lettori ‘resistono’ e si riconoscono subito. Ebbene, ora uno studio olandese della Vrije Universiteit di Amsterdam ha svelato il loro segreto: è la velocità di lettura di un bambino a influenzare il numero dei libri letti, e non il contrario. Non solo: l’abilità nella lettura è un fattore fortemente ereditario, mentre il fatto di essere avidi lettori è influenzato in misura uguale da geni e ambiente.

Lo studio, pubblicato sul ‘Journal of Child Psychology and Psychiatry‘ e condotto in collaborazione con l’University of Oxford, ha analizzato 6000 coppie di gemelli di 7 anni. Scoprendo che i buoni lettori in erba leggono per piacere, e quasi la metà di essi apre un libro ogni giorno. Solo un bimbo su 5 con difficoltà di lettura legge tutti i giorni, e uno su 10 non lo fa mai. Ebbene, sulla base dell’analisi dei ricercatori la facilità nell’imparare a leggere è in larga parte ereditaria. Le differenze genetiche, insomma, spiegano molte delle diversità nell’abilità di lettura dei bambini. E questa abilità, a sua volta, influenza l’inclinazione dei piccoli a leggere per piacere.

“Insomma, i bambini non hanno la dislessia perché preferiscono fare altro piuttosto che leggere dopo la scuola – dice la psicologa Elsje van Bergen – Inoltre sappiamo che i bimbi con dislessia beneficiano di un insegnamento correttivo”. Nella ricerca i genitori dei gemelli hanno quantificato le abitudini e le capacità di lettura dei figli, ma i ricercatori hanno contattato anche gli insegnanti, che hanno comunicato i risultati dei bimbi ai test di lettura.

Il fatto di avere a che fare con dei gemelli ha consentito ai ricercatori di esaminare e ‘pesare’ il contributo di geni e ambiente. I gemelli identici infatti ereditano lo stesso codice genetico, mentre gli altri sono un po’ come normali fratelli, ma condividono lo stesso ambiente. Ebbene, i primi sono molto più simili fra loro per quanto riguarda la lettura rispetto a quelli eterozigoti, soprattutto se si guarda all’abilità nel leggere. Ciò mostra che questo aspetto è più facilmente ereditabile.

Ecco le Bandiere verdi 2018  

Ecco le Bandiere verdi 2018

(Fotogramma)

Pubblicato il: 21/04/2018 11:17

Le regole restano sempre quelle: acqua limpida e bassa vicino alla riva, sabbia per torri e castelli, bagnini e scialuppe di salvataggio, giochi, spazi per cambiare il pannolino o allattare, e nelle vicinanze gelaterie, locali per l’aperitivo e ristoranti per i grandi. Ma quest’anno le spiagge italiane ‘a misura di bambino’ promosse dai pediatri diventano 136, con due new entry che fanno della Calabria la prima regione per numero di località premiate con la Bandiera verde 2018. E un debutto europeo: nell’elenco infatti al 137.mo posto figura la spagnola Malaga. I riconoscimenti sono stati assegnati oggi a Montesilvano (Pe), nel corso del IV Convegno nazionale delle ‘Bandiere Verdi’, presieduto da Italo Farnetani, ordinario di Pediatria della Libera università Ludes di Malta.

I ‘gioielli’ a misura di bimbi e famiglie nella mappa del mare italiano ‘under 18’ vanno da Squillace (Catanzaro) a Forte dei Marmi (Lucca), da Gallipoli (Lecce) ad Agropoli (Salerno), fino alla stessa Montesilvano e a Punta Tegge (La Maddalena). “In questi anni – ricorda all’AdnKronos Salute Farnetani, che ancora una volta ha curato il lavoro – sono stati consultati 2.380 pediatri. Nel 2018 il nostro elenco si allarga con il conferimento a Bianco (RC) e Squillace (Catanzaro), pertanto la Calabria arriva a totalizzare ben 18 bandiere verdi”. Quanto allo ‘sbarco’ europeo del riconoscimento, “Malaga è stata selezionata da un gruppo di colleghi spagnoli guidato da Alfonso Delgado Rubio, direttore della clinica pediatrica dell’Università San Pablo Ceu di Madrid”. Un legame, quello di Malaga con le ‘bandiere verdi’, cementato da una “richiesta di gemellaggio con Montesilvano, che apre sempre di più il riconoscimento all’Europa”.

“Fra le località proposte – ricorda Farnetani – è stata selezionata almeno una spiaggia per ognuna delle regioni rappresentate, dimostrando così la dimensione nazionale del campione”. L’indagine, precisa, si è svolta “senza che a nessun pediatra fosse corrisposto un compenso economico per la partecipazione all’iniziativa”.

“Per la qualità delle acque e la possibilità di balneazione – continua Farnetani – come sempre ci siamo riferiti alle strutture istituzionali e pubbliche italiane: le ordinanze dei sindaci e le rilevazioni delle Arpa regionali, che sono le strutture preposte a tali controlli. Inoltre, nel tempo abbiamo incluso varie tipologie marine: nel 2008 e 2009 sono state valutate le località di mare definite ‘mondane’, dove fossero presenti attrezzature turistiche rivolte sia ai genitori che ai bambini. Nel 2010 invece abbiamo cercato quelle ‘incontaminate’, in cui la natura prevalesse sulle strutture turistiche. Fino a questo punto erano state individuate 51 località turistiche”.

Nel 2011 sono state scelte dai pediatri 25 spiagge con maggiori attrezzature turistiche e l’anno dopo è stato chiesto di scegliere “fra quelle che avessero ottenuto la Bandiera blu le mete più ‘a misura di bimbo'”. Nel tempo sono stati adottati diversi criteri di selezione anche in base alla dislocazione geografica, tanto che con gli anni è emersa una distribuzione omogenea in tutto il territorio nazionale “e nessuna regione che si affaccia sul mare – evidenzia il pediatra – è restata priva di una località giudicata adatta ai bambini”. Ormai gli ‘under 18’ vanno al mare non per curarsi, come si faceva nell’Ottocento, ma per stare all’aria aperta e giocare, insieme ai genitori: insomma, soprattutto “per divertirsi”, dice Farnetani. Ecco perché il mare fa bene: “Offre una possibilità ai bambini di oggi di muoversi, fare attività fisica, stare all’aperto e passare del tempo con i genitori”.

La ricetta dei pediatri per una località di mare ideale i bambini più piccoli prevede dunque: “Sabbia meglio di sassi e rocce, un po’ di spazio fra gli ombrelloni per giocare, acqua che non diventi subito alta in modo che ci si possa immergere in sicurezza”. I pediatri hanno sempre privilegiato le spiagge attrezzate ove ci fosse la presenza degli assistenti di spiaggia, indispensabili per intervenire in caso di emergenza, e questo anche “per la garanzia di pulizia. Utile la presenza anche di un bar che possa rispondere alle varie esigenze dei bambini, per esempio per lo spuntino di metà mattinata, la merenda, oppure anche per scaldare latte o altri pasti per i più piccini”.

Ecco dunque l’elenco delle Bandiere verdi 2017. In Abruzzo: Giulianova (Teramo), Montesilvano (Pescara), Pescara, Pineto-Torre Cerrano (Teramo), Roseto degli Abruzzi (Teramo), Silvi Marina (Teramo), Tortoreto (Teramo), Vasto Marina (Chieti); Basilicata: Maratea (Potenza) e Marina di Pisticci (Matera); Calabria: Bianco (RC), Bova Marina (Reggio Calabria), Bovalino (Reggio Calabria), Capo Vaticano (Vibo Valentia), Cariati (Cosenza), Cirò Marina-Punta Alice (Crotone), Isola di Capo Rizzuto (Crotone), Locri (Reggio Calabria), Melissa-Torre Melissa (Crotone), Mirto Crosia-Pietrapaola (Cosenza), Nicotera (Vibo), Palmi (Reggio Calabria), Praia a Mare (Cosenza), Roccella Jonica (Reggio), Santa Caterina dello Jonio Marina (Catanzaro), Siderno (Reggio Calabria), Soverato (Catanzaro), Squillace (Catanzaro).

Campania: Agropoli-Lungomare San Marco, Trentova (Salerno), Ascea (Salerno), Centola-Palinuro (Salerno), Ischia: Cartaroma Lido San Pietro (Napoli), Marina di Camerota (Salerno), Pisciotta (Salerno), Pollica-Acciaroli, Pioppi (Salerno), Positano-Spiagge: Arienzo, Fornillo, Spiaggia Grande (Salerno), Santa Maria di Castellabate (Salerno), Sapri (Salerno); Emilia Romagna: Bellaria-Igea Marina (Rimini), Cattolica (Rimini), Cervia-Milano Marittima-Pinarella (Ravenna), Cesenatico (Forlì Cesena), Gatteo-Gatteo Mare (Forlì-Cesena), Misano Adriatico (Rimini), Rimini, Riccione (Rimini), Ravenna-Lidi Ravennati, San Mauro Pascoli-San Mauro Mare (Folrì-Cesena); Friuli Venezia Giulia: Grado (Gorizia), Lignano Sabbiadoro (Udine).

Lazio: Anzio (Roma), Formia (Latina), Gaeta (Latina), Lido di Latina (Latina), Montalto di Castro (Viterbo), Sabaudia (Latina), San Felice Circeo (Latina), Sperlonga (Latina), Ventotene-Cala Nave (Latina); Liguria: Finale Ligure (Savona), Lavagna (Genova), Lerici (La Spezia), Noli (Savona). E ancora, Marche: Civitanova Marche (Macerata), Fano-Nord-Sassonia-Torrette/Marotta (Pesaro-Urbino), Gabicce Mare (Pesaro-Urbino), Grottammare (Ascoli Piceno), Pesaro (Pesaro-Urbino), Porto Recanati (Macerata), Porto San Giorgio (Fermo), Numana Alta-Bassa Marcelli Nord (Ancona), San Benedetto del Tronto (Ascoli), Senigallia (Ancona) Sirolo (Ancona). Molise: Termoli (Campobasso); Puglia: Fasano (Brindisi), Gallipoli (Lecce), Ginosa – Marina di Ginosa (Taranto), Marina di Pescoluse (Lecce), Marina di Lizzano (Taranto) Melendugno (Lecce), Ostuni (Brindisi), Otranto (Lecce), Polignano a Mare – Cala Fetente – Cala Ripagnola – Cala San Giovanni (Bari), Porto Cesareo (Lecce), Rodi Garganico (Foggia), Vieste (Foggia).

Sardegna: Alghero (Sassari), Bari Sardo (Ogliastra), Cala Domestica (Carbonia-Iglesias), Capo Coda Cavallo (Olbia), Carloforte-Isola di San Pietro: La Caletta – Punta Nera – Girin – Guidi (Carbonia-Iglesias), Castelsardo-Ampurias (Sassari), Is Aruttas-Mari Ermi (Oristano), La Maddalena-Punta Tegge-Spalmatore (Olbia Tempio), Marina di Orosei-Berchida-Bidderosa (Nuoro), Oristano – Torre Grande (Oristano), Poetto (Cagliari), Quartu Sant’Elena (Cagliari), San Teodoro (Nuoro), Santa Giusta (Oristano), Santa Teresa di Gallura (Olbia Tempio), Tortolì – Lido di Orrì, Lido di Cea (Ogliastra). Sicilia: Balestrate (Palermo), Campobello di Mazara – Tre Fontane – Torretta Granitola (Trapani), Casuzze-Punta secca-Caucana (Ragusa), Cefalù (Palermo), Giardini Naxos (Messina), Ispica-Santa Maria del Focallo (Ragusa), Marina di Lipari-Acquacalda-Canneto (Messina), Marina di Ragusa, Marsala – Signorino (Trapani), Mondello (Palermo), Plaja (Catania), Porto Palo di Menfi (Agrigento), Pozzallo – Pietre Nere, Raganzino (Ragusa), San Vito Lo Capo (Trapani), Scoglitti (Ragusa), Vendicari (Siracusa).

Toscana: Bibbona (Livorno), Camaiore – Lido Arlecchino – Matteotti (Lucca), Castiglione della Pescaia (Grosseto), Follonica (Grosseto), Forte dei Marmi (Lucca), Marina di Grosseto, Principina a mare (Grosseto), Pietrasanta – Tonfano, Foccette (Lucca), Monte Argentario – Cala Piccola – Porto Eercole (Le Viste), Porto Santo Stefano (Cantoniera – Moletto – Caletta) – Santa Liberata (Bagni Domiziano – Soda – Pozzarello) (Grosseto), San Vincenzo (Livorno), Viareggio (Lucca), Pisa – Marina di Pisa, Calambrone, Tirrenia (Pisa); Veneto: Caorle (Venezia), Lido di Venezia, Cavallino Treporti (Venezia), Jesolo- Jesolo Pineta (Venezia), Chioggia-Sottomarina (Venezia), San Michele al Tagliamento-Bibbione (Venezia).

Camminata veloce come un farmaco  

Camminata veloce come un farmaco

Camminata al parco

Pubblicato il: 20/04/2018 13:13

Via libera a tuta e scarpe da ginnastica per la salute del cuore. Uno studio italiano promuove a pieni voti la camminata veloce, potente alleato e ‘spia’ della salute dei cardiopatici. I pazienti che riescono a camminare velocemente, infatti, finiscono per ricoverarsi di meno. E anche la permanenza in ospedale appare ridotta rispetto a chi si muove più lentamente. La ricerca, firmata da Carlotta Merlo e i suoi colleghi dell’Università di Ferrara, è stata presentata a Lubiana a ‘EuroPrevent 2018′, congresso dell’European Society of Cardioloy (Esc), e pubblicata sull”European Journal of Preventive Cardiology‘.

Lo studio è stato condotto per 3 anni su 1.078 pazienti ipertesi, l’85% dei quali aveva anche una malattia coronarica e il 15% una valvolare. A tutti è stato chiesto di camminare per 1 km su un tapis roulant a quella che per loro era un’intensità moderata. Dopodiché sono stati divisi come camminatori lenti (2,6 km/h), intermedi (3,9 km/h) e veloci (5,1 km/h). In totale 359 pazienti facevano parte del primo gruppo, 362 del secondo e 357 erano camminatori veloci. Il team ha poi registrato il numero di ricoveri per tutte le cause e la durata della permanenza in ospedale nei successivi 3 anni, grazie ai dati contenuti nel registro del Servizio sanitario dell’Emilia Romagna. E i risultati hanno evidenziato i benefici della camminata veloce.

“Non abbiamo escluso alcuna causa di morte – spiega Merlo – perché la velocità della camminata ha conseguenze significative per la salute pubblica. Se è ridotta – sottolinea – è un marker di mobilità limitata, un precursore di disabilità, malattia e perdita di autonomia”. Nel corso dei 3 anni di studio, 182 camminatori lenti (52%) hanno avuto almeno un ricovero in ospedale, contro il 44% di quelli intermedi e il 31% di quelli veloci.

Non solo. Gli esponenti dei tre gruppi hanno anche passato rispettivamente un totale 4.186 giorni (i lenti), 2.240 giorni (gli intermedi) e 990 giorni (i veloci) in ospedale in 3 anni. Ebbene, l’analisi ha mostrato che i camminatori veloci, quando si ricoverano, lo fanno però per meno tempo degli altri: in media 9 giorni a paziente, contro i 23 dei compagni più lenti. Per ogni km/h in più nella velocità totalizzata, c’è una riduzione del 19% della probabilità di ospedalizzazione in 3 anni. E il confronto con i compagni più lenti mostra che il rischio di un ricovero per i più veloci è ridotto del 37%.

“Più è veloce la camminata, minore è il rischio di ricovero e la durata della permanenza in ospedale – sintetizza Merlo – Dal momento che la velocità della camminata è un marker di mobilità limitata, collegata a una ridotta attività fisica, abbiamo dedotto che i camminatori veloci nello studio fossero tali anche nella vita reale. Camminare è l’esercizio più popolare negli adulti. E’ libero, non richiede un allenamento speciale e può essere praticato quasi ovunque. Anche brevi, ma regolari camminate – conclude – hanno benefici per la salute sostanziali. Il nostro studio mostra che i benefici sono maggiori quando il ritmo del passo è aumentato”.

Luce la sera nemica del sonno  

Luce la sera nemica del sonno

Bambino con un tablet

Pubblicato il: 18/04/2018 16:49

Luci accese in cameretta? Meglio evitare: secondo un nuovo studio, l’esposizione alla luce elettrica la sera nei bimbi in età prescolare sopprime la produzione della melatonina quasi completamente. Un fenomeno che indica un’alterazione dei ritmi circadiani. Un gruppo di bimbi di 3-5 anni è stato esposto alla luce di una lampada per bambini per un’ora prima dell’abituale momento di andare a letto, intorno alle 20. Ebbene, lo stop della produzione di melatonina inizia entro 10 minuti e continua per un’altra ora dopo lo spegnimento della luce. Dunque si riduce la qualità del sonno, ma a lungo termine si possono creare anche altri problemi di salute, avvertono i ricercatori. Che evidenziano come il pericolo possa arrivare anche da tablet e smartphone.

I ricercatori dell’University of Colorado hanno basato il loro studio su una precedente analisi condotta su bambini dai 9 ai 16 anni, che indicava una maggior sensibilità alla luce nei più giovani. Questo tipo di studio aveva usato tre diverse intensità di luce, da una più soft a una molto viva, scoprendo che l’effetto sulla melatonina è più intenso con un’illuminazione maggiore. E benché questa volta sia stata usata una luce fluorescente, gli autori sottolineano che anche l’esposizione alla luce del tablet o dello smartphone – molto comuni ormai anche fra i bimbi piccolissimi – prima di andare a letto potrebbe alterare i ritmi circadiani nei soggetti in età prescolare. Anche perché questa fonte di luce viene tenuta molto vicina al viso.

Un problema evidenziato anche dagli studi della psicologa della San Diego State University Jean Twenge, sugli effetti dell’esposizione alla luce di device, come ricorda il ‘Daily Mail’. L’esperta ha indagato in particolare sui giovani nati dopo il 1995, scoprendo dei legami tra la durata dell’esposizione agli schermi dei nuovi device la sera e il rischio di patologie come depressione e rischio suicidio fra gli adolescenti. Un fenomeno che la studiosa ha collegato a isolamento sociale e privazione di sonno. Ebbene, l’alterazione dei ritmi circadiani potrebbe essere il vero colpevole.

Inoltre, come si legge in un’ampia analisi pubblicata su ‘The Conversation’, si segnala che anche i primi mesi di vita sono un periodo particolarmente vulnerabile. Dunque l’attenzione della ricerca dovrebbe concentrarsi anche sull’effetto della luce per il feto ancora nel pancione.