Vaccino Covid, Israele invierà 5mila dosi ai palestinesi 

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Israele invierà all’inizio della settimana prossima 5mila dosi di vaccino Pfizer- BioNTech all’Autorità nazionale palestinese (Anp). Lo hanno riferito fonti palestinesi al sito Ynet. I vaccini, attesi all’inizio della settimana a Ramallah, serviranno ad immunizzare 2500 operatori sanitari palestinesi.

La notizia arriva dopo le numerose critiche ad Israele per non aver offerto aiuto all’Anp nella campagna di vaccinazione. Entrambi sono Stati fortemente colpiti dalla pandemia, ma Israele è il primo Paese al mondo per il rapporto fra popolazione e vaccinati, mentre fra i palestinesi l’immunizzazione non è ancora iniziata. Secondo i dati dell’Anp fra i palestinesi vi sono stati 178.516 contagi e 2010 morti.

Vaccino Covid, stretta Ue su export e sale tensione con Gb  

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L’Europa è pronta a bloccare l’esportazione dei vaccini fuori dall’Unione Europea. La misura della Commissione europea fa salire la tensione con la Gran Bretagna, dopo la riduzione delle consegne da parte della società AstraZeneca. La Commissione Europea ha creato un meccanismo per il quale le esportazioni di vaccini dall’Ue saranno soggette all’autorizzazione da parte degli Stati membri. Sarà possibile per un Paese Ue “dire no” all’esportazione di vaccini, spiega un alto funzionario Ue, anche se il divieto non sarà “la norma”. Il meccanismo entrerà in vigore da oggi.

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Sono esclusi i Paesi del vicinato meridionale e orientale, nonché le esportazioni a fini umanitari. Per il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis, si tratta di una misura “limitata nel tempo, che copre solo i vaccini contro il Covid-19 che sono stati oggetto degli accordi di acquisto anticipato con l’Ue. Il fine è fornire maggiore chiarezza sulla produzione di vaccini nell’Ue e sulla loro esportazione. Questa trasparenza manca e in questo periodo è vitale”. Il meccanismo di trasparenza sulle esportazioni di vaccini dall’Ue “non colpisce alcun Paese in particolare”, ha assicurato Dombrovskis in videoconferenza stampa a Bruxelles. La commissaria alla Salute Stella Kyriakides ha aggiunto che “dobbiamo essere chiari: non ci stiamo proteggendo da alcun Paese in particolare, l’unica gara che stiamo facendo è contro il coronavirus” Sars-CoV-2.

Sul tema, finito sotto i riflettori in relazione al braccio di ferro dell’Ue con AstraZeneca, si è espressa la Efpia-Vaccines Europe, la federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche. “Le catene di approvvigionamento globali sono fondamentali per fornire vaccini che proteggano i cittadini da Covid-19. È vitale che eventuali misure proposte dalla Commissione” Europea e “dagli Stati membri non limitino, frenino o abbiano altri impatti negativi sulle esportazioni di vaccini o sull’importazione di forniture chiave per la produzione di vaccini. Rischiare misure di ritorsione da altre regioni in questo momento cruciale della lotta contro Covid non è nel migliore interesse di nessuno”, è il monito lanciato dall’ente. “Sebbene i dettagli della proposta della Commissione per un meccanismo di visibilità delle esportazioni per i vaccini anti-Covid fabbricati nell’Ue rimangano poco chiari – scrivono i produttori europei di farmaci in una nota – se un qualsiasi meccanismo non consente la completa automaticità nella liquidazione delle esportazioni o va oltre la trasmissione di informazioni fattuali che soddisfano le aspettative di trasparenza, rischierebbe di essere una restrizione alle esportazioni, e minerebbe la fornitura di vaccini in Europa e nel mondo”.

Covid, oltre 102 milioni di contagi e 2 milioni di morti nel mondo  

La pandemia da coronavirus ha superato la soglia dei 102 milioni di contagi nel mondo e quella dei 2 milioni di morti. Stando alla mappa della Johns Hopkins University, i casi di infezione registrati da quando è iniziata la crisi sanitaria sono 102.084.111 e i decessi da Covid-19 sono stati 2.206.761. Nelle ultime 24 ore si sono registrati 608.161 nuovi casi e 15.130 morti. I guariti sono stati in totale 56,4 milioni.

Gli Stati Uniti restano i più colpiti, con 25,9 milioni di casi e 436.799 morti, seguiti dall’India, con 10,7 milioni e 154.147 decessi e Brasile, con 9,1 milioni di contagi e 222.666 morti.

Arabia Saudita, Renzi alla Davos del Deserto: “Condizioni per un neo-rinascimento”  

In Arabia Saudita ci sono le condizioni perché sia la culla di un “neo-rinascimento”. Lo ha affermato l’ex premier e leader di Italia Viva, Matteo Renzi, conversando con l’erede al trono saudita, il principe Mohammed bin Salman, nel panel ‘Il futuro di Riad’ della Future Investment Initiative (Fii), l’iniziativa – ribattezzata la ‘Davos del deserto’ – che si chiude oggi a Riad.

Rievocando come il Rinascimento sia nato a Firenze proprio dopo “la peste, una pandemia”, Renzi – che ha ricordato di essere stato il sindaco del capoluogo toscano – ha sottolineato il ruolo chiave svolto in quell’epoca “dalle città, non dai Paesi”, tracciando un parallelo con l’ambizioso piano per Riad di Mohammed bin Salman, che punta sulla capitale per guidare la trasformazione economica del Paese.

Quando nel mondo si parla dell’Arabia Saudita, ha dichiarato Renzi in inglese, se ne riconosce l’importante ruolo di “playmaker nella regione, ma molte persone ignorano i grandi sforzi nello sviluppo delle città, a partire da Riad”.

Nel corso del dialogo, durante il quale Renzi ha sottoposto diverse domande a Mbs sul futuro del regno e della sua capitale, il leader di Italia Viva ha evidenziato i grandi progetti di investimenti del regno del Golfo nel campo dell’istruzione e della sostenibilità, a partire dalla realizzazione del King Salman Park, “che sarà tre volte più grande di Central Park”.

Riferendosi quindi alle dichiarazioni di Mbs sul basso costo del lavoro a Riad, Renzi ridendo ha risposto “come italiano sono molto invidioso” e ha indicato “le grandi possibilità per i giovani sauditi nel campo dell’istruzione” nei prossimi 10 anni.

“Se penso al neo-rinascimento penso a un momento in cui si investa non solo nella finanza ma nell’istruzione – ha proseguito Renzi tornando al tema del dibattito – A Firenze e nelle altre città il rinascimento è nato proprio dall’unione di una grande disponibilità di denaro e grandi investimenti nell’istruzione. E’ importante investire nell’intelligenza artificiale, ma anche nell’intelligenza umana e nelle skill dei giovani”.

Quindi commentando le cifre degli investimenti in programma in Arabia Saudita, superiori al trilione di dollari, Renzi ha parlato di “numeri incredibili paragonati al debito pubblico italiano”, aggiungendo come la politica oggi debba riuscire a combinare insieme “tradizione e innovazione, passato e futuro”.

“Penso che con la tua leadership e quella di re Salman il regno possa svolgere un ruolo cruciale e per me come ex sindaco è molto bello comprendere il ruolo delle città in questo progetto”, ha detto Renzi, secondo il quale l’Arabia Saudita può essere “assolutamente importante non solo in Medio Oriente”.

Infine l’ex premier ha ringraziato Mbs per il ruolo svolto dall’Arabia Saudita in qualità di presidente del G20, ruolo occupato quest’anno dall’Italia, indicando come obiettivo quello di “lavorare per la pace e la prosperità del mondo”.

Tamponi anali per casi a rischio Covid, Ue: “Decidono gli Stati”  

Tamponi anali per le persone a maggior rischio Covid, l’Ue li raccomanderà? I test per appurare il contagio da Sars-CoV-2 “sono una prerogativa degli Stati membri. L’unica cosa che abbiamo fatto” come Commissione Europea “è raccomandare alcuni test esistenti e chiedere un certo livello di coordinamento” ha detto il portavoce capo della Commissione Europea Eric Mamer rispondendo, durante il briefing con la stampa a Bruxelles, alla domanda se la Commissione intenda raccomandare l’utilizzo di tamponi Covid per via rettale, che sono utilizzati in alcune città cinesi e che avrebbero un minor margine di errore rispetto ai test effettuati per via orale o nasale.

“Fare test è competenza degli Stati membri – ha aggiunto il portavoce per la Salute Stefan de Keersmaecker – abbiamo presentato una proposta di raccomandazione che è ora in Consiglio. Per quanto riguarda gli aspetti scientifici, ci affidiamo molto ai consigli degli scienziati e lasciamo quindi al mondo scientifico valutare qual è il miglior approccio”, ha concluso.

Tamponi anali per casi a rischio Covid, Ue: “Decidono gli Stati”  

Tamponi anali per le persone a maggior rischio Covid, l’Ue li raccomanderà? I test per appurare il contagio da Sars-CoV-2 “sono una prerogativa degli Stati membri. L’unica cosa che abbiamo fatto” come Commissione Europea “è raccomandare alcuni test esistenti e chiedere un certo livello di coordinamento” ha detto il portavoce capo della Commissione Europea Eric Mamer rispondendo, durante il briefing con la stampa a Bruxelles, alla domanda se la Commissione intenda raccomandare l’utilizzo di tamponi Covid per via rettale, che sono utilizzati in alcune città cinesi e che avrebbero un minor margine di errore rispetto ai test effettuati per via orale o nasale.

“Fare test è competenza degli Stati membri – ha aggiunto il portavoce per la Salute Stefan de Keersmaecker – abbiamo presentato una proposta di raccomandazione che è ora in Consiglio. Per quanto riguarda gli aspetti scientifici, ci affidiamo molto ai consigli degli scienziati e lasciamo quindi al mondo scientifico valutare qual è il miglior approccio”, ha concluso.

Tamponi anali per casi a rischio covid, novità Cina  

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Tamponi anali per i casi a rischio covid. Le autorità sanitarie cinesi hanno iniziato ad utilizzare i nuovi test per controllare le persone a maggior rischio di contrarre il coronavirus. Lo riporta l’emittente di stato Cctv, riferendo che il test è già stato impiegato per i passeggeri in arrivo all’aeroporto di Pechino, nei centri per la quarantena e su un gruppo di oltre mille studenti ed insegnanti per i quali si temeva l’esposizione al virus. Il test, riservato per i casi ad alto rischio, prevede l’inserimento nel retto di un tampone di 2,5-5 centimetri, che viene poi testato per verificare la presenza del virus. Questo test è ritenuto più accurato per identificare la malattia nelle persone che presentano sintomi lievi o sono asintomatiche.

Shoah, Biden: “Da nazionalisti bianchi e neonazisti stessa bile antisemita degli anni ’30”  

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“Gli orrori che abbiamo visto e sentito a Charlottesville nel 2017, con nazionalisti bianchi e neonazisti che vomitavano la stessa bile antisemita che abbiamo sentito negli anni Trenta in Europa, sono la ragione per cui mi sono candidato alla presidenza”. Lo ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in occasione della Giornata della Memoria, riferendosi ai fatti avvenuti quattro anni fa nella città della Virginia, dove una donna rimase uccisa quando un’auto travolse alcuni dimostranti antirazzisti che manifestavano contro un raduno dei suprematisti bianchi.

“Oggi ci uniamo a persone provenienti dalle Nazioni di tutto il mondo per commemorare la Giornata internazionale della memoria dell’Olocausto ricordando i sei milioni di ebrei, così come rom e sinti, slavi, disabili, persone Lgbtq+ e molti altri, che sono stati assassinati dai Nazisti e dai loro collaboratori durante la Shoah. Non dobbiamo mai dimenticare la verità di ciò che è accaduto in tutta Europa”, ha affermato Biden nella nota.

“Ho portato i miei figli a visitare Dachau in Germania e spero di fare lo stesso con ognuno dei miei nipoti così che anche loro vedano di persona i milioni di futuri rubati dall’odio incontrollato e capiscano nel profondo cosa può succedere quando le persone girano la testa e non agiscono – ha aggiunto Biden – Dobbiamo trasmettere la storia dell’Olocausto ai nostri nipoti e ai loro nipoti per mantenere reale la promessa di ‘mai più’. Così si prevengono futuri genocidi”.

Duterte, no vaccino in pubblico: vuole puntura sulle natiche  

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Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte non vuole farsi vaccinare in pubblico per il Covid-19 perché preferisce ricevere la puntura sulle natiche, invece che sul braccio. Lo ha detto il ministro della Salute Francisco Duque, ma la risposta non ha convinto tutti. Vi sono infatti polemiche sulla sicurezza dei vaccini acquistati da Manila, con il sospetto che quella di Duterte sia solo una scusa.

“Dobbiamo rispettare la sua scelta”, ha detto Duque, paragonando la decisione di Duterte “a quella della regina Elisabetta”. “La regina d’Inghilterra non ha voluto farsi vaccinare alla vista del pubblico”, ha sottolineato.

Il governo filippino spera di poter iniziare il programma di vaccinazioni a febbraio. Al momento sono stati firmati contratti d’acquisto con AstraZeneca, Sinovac e Novovax, ma l’ente regolatorio nazionale non ha ancora concesso l’autorizzazione al loro impiego di emergenza. Intanto vi sono polemiche sul programma, cui si aggiungono voci, peraltro smentite, che Duterte abbia già ricevuto il vaccino cinese. Il responsabile del programma di vaccinazione filippino, Carlito Galvez Jr., ha espresso la sua disponibilità a farsi immunizzare in pubblico.

Scontro su vaccini, tensione Ue-AstraZeneca  

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Sta diventando un caso l’annunciato taglio della consegna del vaccino anti-Covid da parte di AstraZeneca . Questa sera, come previsto, ci sarà un incontro tra l’azienda e i vertici dell’Unione europea.

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AstraZeneca smentisce dunque le indiscrezioni su un rinvio o addirittura una cancellazione: “Ci incontreremo con la Ue in giornata”, ha affermato un portavoce dell’azienda in una nota scritta citata dal britannico Telegraph.

In un primo momento, questa mattina sembrava che AstraZeneca si fosse rifiutata di partecipare all’incontro previsto per stasera. La cancellazione dell’incontro avrebbe fatto seguito alle polemiche sulle presunte inadempienze della casa farmaceutica nei confronti della Ue e all’intervista rilasciata dal ceo di Astrazeneca Pascal Soriot, nella quale il numero uno dell’azienda ha insistito sul fatto che non vi è alcun obbligo contrattuale nei confronti della Unione europea.

Nel frattempo l’Unione europea si dice pronta a rendere pubblico il contratto con AstraZeneca. Alla Commissione europea “stiamo organizzando una sessione in cui si possano porre domande sulle questioni specifiche legate al contratto con AstraZeneca” per la fornitura di vaccini anti-Covid “sulle quali possiamo dare informazioni e su che cosa ci aspettiamo, come prossimi passi, per assicurarci che le dosi siano consegnate”, afferma la vice portavoce capo della Commissione Dana Spinant, durante il briefing con la stampa a Bruxelles.

“A tutte queste domande verranno date risposte questo pomeriggio, in una sequenza di eventi che stiamo organizzando”, conclude la portavoce. Finora la Commissione ha sempre evitato di rispondere alle domande sui contenuti dei contratti siglati con le case farmaceutiche, sui quali ha mantenuto il più stretto riserbo, motivandolo con la necessità di rispettare le clausole di riservatezza.

Solo il contratto siglato con Curevac (anche Pfizer-Biontech ha dato l’ok recentemente) è stato reso disponibile, in una versione omissata, dalla Dg Sante agli eurodeputati interessati, ma esclusivamente in una reading room a Bruxelles, senza possibilità di prendere appunti né foto.

Il Ceo di AstraZeneca Pascal Soriot, dopo giorni di silenzio assoluto della compagnia, che non ha risposto alle domande inviate per e-mail, ha detto ad un piccolo gruppo di giornali, tra cui Repubblica, che il contratto non prevede alcun obbligo della compagnia nei confronti dell’Ue, ma solo l’impegno a fare del proprio meglio per rifornire l’Unione di vaccini.Ma secondo il ministro della Sanità austriaco Rudolf Anschobe l’incontro sarebbe solo stato posticipato a domani.